Solo 4 gare nella NBA, una di particolare interesse.
Si affrontavano al MODA Centre di Portland i Blazers e i Milwaukee Bucks: un testa a testa Western-Eastern e un cumulo di sole quattro sconfitte tra le due formazioni. Il divario tra Est ed Ovest è sensibile, ma si riduce approssimando le posizioni di vertice: misurare questa differenza tra l’élite delle due Conference era il significato del confronto.
Responso: l’Ovest conferma la sua supremazia. I Bucks hanno lottato per i primi due quarti, poi sono stati sommersi dai Blazers, e non hanno vinto nemmeno uno dei quattro parziali. La partenza di Portland è stata decisa: 4/5 nelle triple (Lillard, McCollum x 2 e Jake Layman, unico errore da Lillard), e dall’altra parte, nonostante una buona resistenza, si delineavano i due temi principali della sconfitta. Malcolm Brogdon massacrato da McCollum (40-5-6 con 4 rec) e Pterodattilo parecchio distratto. Non è la prima volta che Antetokounmpo si mostra un po’ sloppy in trasferta, e di certo non aiuta doversi scontrare contro uno dei migliori difensori della NBA, il silente efficacissimo Aminu. I numeri del Greco sono sempre eccellenti (23-9-6, 11/17 dal campo), ma il dato da notare sono le 6 perse, quasi tutte nello stesso modo: sorpreso per non essere riuscito a superare Aminu 1 vs 1 (né fronte né spalle a canestro), riapriva miseramente per i compagni consegnando il pallone alla difesa Blazers. In epoca di gioco no-centri, entrambi i coach han dato molti minuti ai loro omoni: Nurkic (25 mins, 12-8-6) e Lopez (30 mins, 22+4 con 6/10 da 3). Il nuovo coach di MIL, Budenholzer, ama le capacità balistiche di Gemello Robin: sono evidenti le difficoltà del titolare della posizione interna dello scorso anno, Henson: solo 10 mins stanotte e media di 15; dalle rotazioni è sparito anche Thon Maker (10’ in tutto nelle ultime 3), mentre Eric Bledsoe (5-2-7 con 2/12 al tiro) continua a fallire tutte le sfide di alto livello: l’ex Kentucky U. era in certo senso protetto dal giocare a Phoenix, franchigia che non vede i PO da quasi un decennio e che faceva pensare che il giocatore potesse essere molto più efficace in un ambiente vincente.
A proposito di Phoenix: sono stati spazzati via in casa da Brooklyn. I Suns sono carichi di talento e gioventù, ma hanno il peggior attacco e la decima peggior difesa della NBA, oltre che il peggior differenziale segnati/subiti. La costruzione di coach Kokoskov ancora non si vede: che le 3 pg dei Nets (Russell-Dinwiddie-Napier) abbiano totalizzato 72 minuti di campo e una sola palla persa dice bene della loro concentrazione, ma soprattutto malissimo della difesa dei Soli. Brooklyn ha avuto gioco facile ottenendo grandi prove dal nostro protegés Caris LeVert (26+5) e da uno dei primi mirtilli scovati nel sottobosco NBA: Spencer Dinwiddie (12-5-3 con 2 rec e plus/minus a +20), eletto da coach Atkinson suo Sesto Uomo e Agente Speciale. Euroleague Alert: Dragan Bender, talento croato di Phoenix, quarta scelta assoluta 2016, 215 cm che giocano di preferenza in sf grazie a straordinarie fluidità e tecnica, è di fatto fuori squadra; solo 15 minuti giocati in 11 gare potrebbero renderlo pronto per un saluto clamoroso, contratto transato e ritorno in Europa. Lui ha dichiarato di voler restare in NBA anche come parte di qualche trade, ma non si sa mai.
Due pg che godono e hanno goduto di molta visibilità erano di fronte a Charlotte. Parlo di Kemba Walker e del rookie Trae Young. Kemba (29-3-7 con 3 rec e 1 stoppata) sta letteralmente trainando i suoi (davvero: SUOI) Hornets verso posizioni inaspettate: dopo la W vs gli Hawks sono sesti nella Eastern, record a 6-5. Young deve la fama più che altro al titolo di “nuovo Steph Curry” che ne ha accompagnato la carriera NCAA. Giusto il college, perché appena messo piede in Summer League il ragazzo si è reso conto che le cose erano parecchio difficili. Restano tali, anche se Trae ha saputo reagire: il paragone con Steph è più che sacrilego, ma il giovane Falco sta trovando una sua strada nella NBA, tra molte difficoltà. La principale delle quali risiede proprio nelle triple: 18/63 (28.6%) in stagione, 0/7 stanotte; è un distributore e un cameriere molto migliore del previsto tuttavia: quasi 8 ass di media, sempre in doppia cifra nella specialità nelle ultime 3 gare (10, 15 e 10 stanotte).
Infine Dallas. I Mavs (W 119-100) ricevevano la visita dei Washington Wizards, probabilmente la squadra più in crisi della NBA, pensando alle attese che li circondavano (quarta-sesta forza della Eastern). Sono al penultimo posto della Conference, peggiore difesa dell’Est, seconda peggiore della NBA. E’ vero che sono una delle franchigie che più ha giocato in trasferta (6 su 10), ma i problemi vengono dal campo, non dai viaggi. Il punto più dolente è che nell’idea di basket super-smallball (Beal e Wall con Oubre+Porter+Kieff Morris) di coach Brooks è davvero sconsigliabile avere il proprio peggior tiratore da 3 in pg. Purtroppo John Wall (24-3-10 ma 8/20 dal campo) non sarà mai un triplista. Esempio da stanotte: dopo 5 mins WSH aveva solo due canestri dal campo, e solo da un giocatore (Porter) e solo da 3. Contro squadre come Dallas, che dispongono di severi intimidatori sottocanestro (DeAndre Jordan 8-12-3, 1 stoppata ma decine di tiri alterati), può essere molto difficile trovare efficacia da Wall, che, detto brutalmente e con un po’ di ingiustizia, diventa uno che non può tirare, non è John Stockton a costruire, e trova il pitturato censurato. E’ stata la terza in fila giocata dopo l’infortunio da parte di Dwight Howard: il max di minuti (33) il min di punti (8) per lui, che ha sempre calato il rendimento e nel sistema Wizards pare un elefante dentro una Mini Morris; Bradley Beal ha tirato col 41%, non bene ma il suo meglio di sempre allo AA Center texano: prima della gara il suo 29% era il peggio mai tirato da chiunque in quell’impianto. Nei Mavs il Mr. Basketball del prossimo decennio ha costruito l’ennesima grande prova: 23-6-3 e 1 rec con il 55% al tiro per Luka Doncic, dopo aver iniziato male in difesa regalando una partenza da sogno all’avversario diretto Otto Porter (3/3 da 3 per cominciare, chiude a 5 triple su 6 e 19-6-5 con 2 rec e 2 stoppate, MVP dei suoi). Ultime prove molto positive per uno che avevamo definito ormai passatello: Wes Matthews ha 10/20 da 3 nelle ultime 3 partite (5/8 stanotte per 22 pti).