Ecco le gare della notte, in cui, oltre agli argomenti suggeriti dal titolo, noterete ancora prestazioni da MVP: nella lista può entrare DMC.

UNITED CENTER, CHICAGO. BOSTON CELTICS 99 – CHICAGO BULLS 105
Il TO che Brad Stevens ha chiamato quando ancora non erano passati 5 minuti, e i Celtics erano sotto 15-5, è stato in un certo senso addirittura tardivo. Da quel momento i Celtics hanno vinto la gara di 4, e hanno pareggiato 15-15 per chiudere il primo quarto. Tutto questo dice come sia stato sloppy l’approccio di Boston, soprattutto in Al Horford e IT4, il primo a prendersi 8 punti in faccia da Butler/Wade per sue leeeeeeeeeeeeeeentissime chiusure sulle due guardie fuori dal p’n’roll, il secondo per lasciarsi rubare il primissimo pallone dopo due palleggi da RR, e per aver condotto malamente le prime azioni d’attacco di Boston. Il rendimento dei due ha portato ad un impiego molto anticipato rispetto al solito di Zeller e Rozier, per Boston, che non hanno impedito tuttavia l’allargamento del gap fino al 22-8. I meriti di Chicago stanno nell’aver azzannato la partita, soprattutto con i lunghi: la partenza di Lopez (rimbalzi offensivi, saranno 6 degli 8 totali, e liberi lucrati da essi) e Gibson (mortifero sul p’n’roll col piazzatone da 5 metri: sembra davvero che gli faccia bene la “cura Rondo”, 18+10 alla fine per lui) è stata esemplare. Certo, poi la gara ha avuto momenti di tensione (rissa Crowder-Butler per calcetto da calciatore vigliacco mollato da Butler mentre entrambi erano finiti per terra: situazione risolta con 4 tecnici, ma peggiorata, alla scintilla, dal fatto che i due erano compagni a Marquette U., e queste cose tra AlmaMater-mates non si fanno) e di bellissima competizione, ma quel pigro inizio (forse agevolato da due stop di fila per malfunzionamento degli orologi nei primi 15 secs di partita) ne ha segnato l’esito. La coppia Wade-Butler mette 46 andando 16 volte alla carità: la loro relativa pericolosità da 3 rende importante il dato sui viaggi alla linea per la stagione dei Bulls. RR ha tirato male ma distribuito bene, e difeso, a volte, con efficacia e concentrazione, mentre l’esordio in maglia Tori di MCW è stato nulla più che sufficiente: il ragazzo non aggiunge tiro ma difesa e penetrazioni, e per ora non è davvero parte della squadra, anche se i suoi 17 minuti (ed aumenteranno) tengono e terranno lontane l’età di Wade e le lune storte di RR da minutaggi troppo gravosi. Per Boston si salva, di squadra, il solito atteggiamento refuse-to-lose, e conferma i buoni segnali finora offerti il rookie Jaylen Brown (8 con 4/7), ma per le Finals della Eastern serve ben altro; per esempio difesa: in due gare subìti 222 punti da Nets e Bulls, non esattamente due attacchi pronosticati per essere favolosi. Chi dice che Marcus Smart (infortunato) non è importante?

MODA CENTER, PORTLAND. LOS ANGELES CLIPPERS 116 – PORTLAND TRAILBLAZERS 106
Seconda entrata consecutiva al Moda Center, e stavolta D-Lill non basta. Il calendario non parte leggero per i Blazers, con due scontri diretti per la seconda fascia-PO (Utah e LAC), due squadre che sono leggermente superiori. Se vi dico 29+10 pensate a tutto tranne che a una pg di 190 cm con le scarpe: invece Lillard è stato ancora una volta miglior scorer e rimbalzista dei suoi, mentre i 3 assists sono uno meno di Mason Plumlee (17-8-4), che Terry Stotts usa, forse anche per aver giocato in Europa nei primi anni ’80, da passatore alla Creso Cosic, in post alto. La gara si è decisa tra 5 e 3 minuti dalla fine, quando i Clippers hanno infilato un parziale di 13-1 per portarsi dal 92-89 al 105-90, usando due and-1 di Griffin (27-13-2 con 3 rec) e due triple firmate Redick-Paul. Poi, come sempre, Clippertown ritrova la propria natura da Paolino Paperino e rischia di rimettere in discussione tutto; non è esente da colpe, ovviamente, il centro DeAndre Jordan, che peggiora la sua già infima media ai liberi con il 2/10 di stanotte. E’ più difficile gestire i vantaggi quando il tuo omone titolare fa schifo dalla lunetta ed è ovviamente preso di mira per andarci. Aggiungiamo i soliti difetti da divetto bizzoso di Chris Paul, un paio di cavolate difensive di Griffin e la totale assenza di difesa in Rivers-figlio e Jamal Crawford, e si capirà perché un +15 è diventato un + 7 (e palla in mano a Portland) nel giro di 90 secondi. In ogni caso, stavolta i Clippers hanno impedito la rimonta e la beffa. Date già le stats di D-Lill, scriviamo quelle di CP3: 27-5-5, e diciamo che Lillard ha vinto il duello con Paul. Già inseritissimo il neo-Clipper Mo Speights: 15 in 16 minuti, tirando, come sua abitudine, tutto quel che gli è capitato in mano.

GOLDEN1 CENTER, SACRAMENTO. SA SPURS 102 – SACRAMENTO KINGS 94
Il Golden1 Center è la nuova casa dei Kings, ed è la più moderna Arena al mondo. Totalmente ecologica, internettata, condivisibile, socializzata e solarizzata: il centro controllo sembra uno spicchio della NASA. Di contro a questo paradiso di casetta, ci sono gli abitanti della stessa, i Kings: quando il nuovo coach Joeger è arrivato, Rudy Gay (17+7 stanotte) lo ha salutato come aveva salutato i due precedenti, Malone e Karl.. Coach, welcome to the basketball Hell. L’atmosfera e le speranze dei Kings sono queste, e di conseguenza il lavoro di coach e GM (Vladone Divac) non è dei più semplici. Però stanotte contro i grandi Spurs, i ragazzi ci han provato. Hanno sorpreso SA con una partenza da 14-6, e sono andati al riposo ancora in vantaggio dopo aver toccato la doppia cifra sul 54-43. Poi, come ogni squadra non completa e non coesa, si sono fatti sorprendere alla ripresa, subendo un terzo quarto da -9 e, soprattutto, da soli 14 punti segnati: stritolati dalla difesa di SA e dalla propria inconsistenza. A proposito della difesa che Pop sa organizzare: 21 anni, e pronostichiamo questo sarà il 22, consecutivi subendo meno di 100 punti di media a partita. A volte è davvero difficile credere nel caso. Prestazioni? Kawhi (30-3-5 con 5 rec) scrive 11 dei primi 14 pti nell’inizio difficile degli Spurs: segno che ha accettato completamente il ruolo di franchise-player. Dedmon (12+7 con 4 stoppate) ha dato una spallata alla gara entrando dalla panchina con rapidi 3/3 e 2 stoppate. McLemore da sesto uomo per i Kings sembra essere una buna idea ma i suoi minuti sono limitati dalla sua non presenza in difesa: nonostante sia al terzo anno è ancora di ingenuità esagerata, ma appena entra segna (10 in 10’ con 3/4). Il talento non manca ai Kings: Cousins (37-16-2) è ILGIOCATORE DI BASKET, quello che a 2.11 segna da fuori, da sotto, piazzato, 1 vs 1, stoppa, prende rimbalzi e conduce il contropiede…però lo fa per 5-6 minuti, il resto del tempo è speso in proteste e soliloqui. Purtroppo. Sarebbe ora di vederlo in un sistema più solido è già vincente, lontano sa Sacramento. Detto di Leonard e Dedmon, sottolineamo che Mills ha rubato altri 3 minuti a Parker e ora i due sono quasi all’equilibrio nella spartizione del loro impiego.

PHILIPS ARENA, ATLANTA. WASHINGTON WIZARDS 99 – ATLANTA HAWKS 114
In trasferta l’anno scorso i Wizards avevano raccolto quasi più che in casa, ma stanotte ad Atlanta non hanno ripreso il discorso. Partitaccia di John Wall (12-3-10, con 4 rec, ma anche 3/15 e 5 perse), partitona di Millsap (28-7-6 in 31’) e doppia-doppia di Dwight Howard (11+19). 52 a 40 i rimbalzi per gli Hawks, e sempre a loro favore 50% al tiro vs 42.