Giocavano entrambi, Belinelli e Gallinari, nella notte NBA. E’ andata male ad entrambi.

BANKERS LIFE FIELDHOUSE ARENA, INDIANAPOLIS. CHARLOTTE HORNETS 94 – INDIANA PACERS 110
Continua la maledizione di Marco Belinelli (14-3-3): c’è una proporzione inversa tra la quantità dei punti che segna e la quantità di W degli Hornets. Più segna meno vince, poveraccio. Stanotte, con Kemba in campo un po’ a sorpresa ma evidentemente non al meglio (12 con 4/16, tutti i canestri in pratica nel terzo quarto), Charlotte ha giocato sloppy, dando consistenza alla ripresina di Indiana (seconda W in fila dopo un periodaccio). Nei Pacers oltre al solito PG13 (22+5) e CJ Miles, ha giocato molto e bene Rodney Stuckey (14-4-4), che dal 2014 in poi è sempre stato l’estratto conto psicologico ed emozionale dei Pacers. Al contrario di Beli, quando gioca lui, Indiana vince. Non che i Pacers avessero mai troppo deluso in casa: sono 10-4, e ora che son tornati nei PO dovranno are una spinta al bilancio in trasferta, che langue sotto al 35%.

AIR CANADA CENTER, TORONTO. MILWAUKEE BUCKS 100 – TORONTO RAPTORS 122
Chi non attraversa un gran periodo sono i Bucks, alla terza sconfitta di seguito. Certo non era semplice vincere a Toronto, contro una squadra che, quando opposta ad avversarie della Eastern, ha perso solo 3 volte: ovvero solo quando ha incontrato i Cavs. Milwaukee ha 3 dei giocatori migliori del momento, ma in pratica aggiunge un po’ di Dellavedova (10 ass stanotte) e si ferma lì: parliamo di Jabari Parker (27-3-2), dello Pterodattilo Greco (30-8-5), e di Malcolm Brogdon, rookie da Virginia: stanotte male, ma sarebbe pienamente in corsa per il ROY, se non ci fosse Embiid. Ve ne avevamo parlato in sede di Pre-Draft e poi di Summer League: guardia/ala, talento ma ancor più disciplina, era il giocatore che avevamo definito perfetto per il sistema-Spurs, solo che i Bucks sceglievano molto prima. Per Toronto stanotte era acceso T-Ross (25+5 con 2 rec) e DeRozan è tornato al trentello dopo un po’ che scriveva “solo” 20+ (30-3-3 con 7/11, una sola tripla ovviamente infilata e 15/15 dalla carità); inoltre, in generale, è difficile perdere quando tiri col 56% da 3 mentre i tuoi avversari incrinano ferri 20 volte su 24.

AA ARENA, MIAMI. WASHINGTON WIZARDS 101 – MIAMI HEAT 112
Buffo confronto. Chi giocava in casa non vince mai in casa (Heat 3-8 tra le mura amiche) e chi veniva ospitato è sempre molto, troppo, gentile quando viaggia (Wizards 2-8 in esterna). Ha vinto la squadra che ha fatto meno strada per arrivare al campo. La partita è stata quasi sempre in pieno equilibrio, per rompersi solo nel quarto periodo, grazie ad un rush di Goran (34-5-5), il quale, già che c’è, potrebbe anche mandare o almeno consigliare qualche lungo (anche uno tra i tanti tifosi iperfisicati che si notano sugli spalti) al fratello Zoran per cercare di risollevare l’Armani Milano esperta in suicidi, sia manageriali che sulle tavole. Lo Sloveno è stato ben coadiuvato da Hassan Whiteside, il mirtillo di cui forse andiamo più orgogliosi insieme ad Ish Smith: 16+17 per il lungo. Washington è vissuta fin quando hanno retto le forze del Duo: Wall (30-6-8) e Beal (29-2-1 con 4 rec). FREE JOHN WALL…FREE JOHN WALL..dai Wizards è sempre una delle battaglie che vorremo vincere (e presto mi sa aggiungerò anche Beal).

TOYOTA CENTER, HOUSTON. BROOKLYN NETS 118 – HOUSTON ROCKETS 122
Quanto si stia bene senza Dwight Howard ve lo possono dire in tanti, non ultimo Mike D’Antoni che, ai Lakers, contro i capricci della Barbie più stazzuta e pagata del mondo aveva infranto la prima parte della propria carriera di head coach NBA. Ora a Houston tutto funziona come un orologio: ogni giocatore ha il proprio ruolo, ogni ruolo ha un titolare e un cambio, nessuno frigna, tutti rendono bene e alcuni sono proprio rinati. Parliamo in primis di Eric Gordon (26 con 6/10 da 3, decima gara in fila con almeno 3 triple), che da vice-Harden sta facendo meraviglie, e di Nenè, che da back up center a 8+4 (o 12+6 come stanotte) va benissimo: meno bene se fosse costretto a fare di più partendo in quintetto. Innovazione e spregiudicatezza unita a tanto vecchio buon senso old Style: il basket di coach Mike è questo. E, by the way, stanotte Houston ha stabilito un record NBA: 20 gare consecutive con almeno 10 triple imbucate. Certo Harden (36-8-11) che fa tutto è un ottimo propellente alle W, ma faceva tutto anche lo scorso anno con coach Bickerstaff e la Barbie in spogliatoio. Come cambiano le cose. Stanotte i Rockets hanno vinto su BKN, che per noi non sono Nets ma Bulldogs, in omaggio al gran lavoro e alle origini albioniche di coach Atkinson: non danno mai persa una gara, e ci è voluta una grande stoppata di Trevor Ariza sul broccolino Harris a 15 secs dalla fine per portare la W a casa, dopo che i ragazzi del Ponte erano andati in vantaggio 116-113 con meno di 120 secs da giocare. Gemello Brook 26 (ma un solo rimbalzo..), Booker 10+13, Mirtillo Kilpatrick 17-3-2 ma 7 perse. Buona notizia per i Nets: è tornato J-Lin, dopo 17 gare perse per infortunio.

AA CENTER, DALLAS. DENVER NUGGETS 92 – DALLAS MAVS 112
Una calda/due fredde è circa il ritmo dei Nuggets…i Mavs usano il boiler ancora meno, ma stanotte hanno vinto loro, per la prima volta nella stagione riuscendo a vincere due gare in fila. A parte che Nikola Jokic (quello che secondo Stefano Michelini ha la faccia che non va bene per giocare a basket) ha scritto 27-11-4, resta da dire che il Gallo ha avuto 12+8 ma 3/10 al tiro. Dallas ha avuto 26 da Wes figlio di Wes, e un nuovo career-high di Dorian Finney-Smith (13+8), per il quale prevediamo un sviluppo interessante, che potrebe portarlo ai livelli di Al-Aminu o Kidd-Gilchrist.

Necessario ora un piccolo avvertimento: ad Ovest sono nervosetti.

GOLDEN 1 CENTER, SACRAMENTO. LA LAKERS 92 – SACRAMENTO KINGS 116
Storie tese c’erano già state, tra DMC e Julius Randle: un mese fa, più o meno, dopo una gara a LA. Le storie tese non si sono fatte attendere: DMC, che aveva detto evidentemente qualcosa come “ti aspetto a Sacramento”, ha messo in atto il proposito a 4:14 dalla fine del primo quarto, con una mossa di hidden-judo vs Randle, gettandolo a terra ma facendo in modo di finirci anche lui millantando innocenza. I grigi ovviamente ci sono cascati in pieno e la cosa ha fatto imbestialire il coach gialloviola: Luke Walton fallo tecnico e poi espulsione, ma la parte che avrà conseguenze pecuniarie per il figlio di Bill è quella in cui non lascia il campo e continua a spiegare agli arbitri di sapere benissimo cosa facevano o fanno con le loro madri. Detto questo, la partita non ha avuto altri sussulti, se non un infortunio all’anca a Rudy Gay, che potrebbe saltare un paio di gare. DMC, quando gioca e basta, è al solito divino: 35-16-5 con 2 rec e 3 stoppate, a perdonare le 8 perse.

STAPLES CENTER, LOS ANGELES. PORTLAND TRAILBLAZERS 120 – LA CLIPPERS 121
Gara con tanta adrenalina residua dagli scorsi PO. Infatti nervosismo evidente, sfociato in una quasi espulsione per coach Stotts (solo un tecnico, ma era davvero molto arrabbiato e, assai insolitamente per il galateo di un coach NBA, ha avuto uno scambio di parole tese anche vs Chris Paul, mentre di solito i coach litigano coi colleghi o i grigi e mai coi giocatori), e un’espulsione, minuti dopo, per un diverbio tra gentiluomini: protagonisti DeAndre Jordan e il suo dito puntato, contro Evan Turner e la sua mano a schiaffeggiare il dito. Esaurite le questioni procedurali, ecco che siamo a dirvi di una gara che, secondo noi, rappresenta l’ennesimo segnale che quest’anno ClipperTown è forse attesa da destini meno paperineschi del solito. Una partita del genere, tesa, nervosa, punto a punto, l’avrebbero persa, lo scorso anno. Invece siamo qui a contare la W 18 e anche la prima vittoria “tecnico-tattica” da tempo immemore di CP3 (21-5-14) su Dame (24-5-8).