10 gare nella notte NBA; ci occuperemo compiutamente di 5 e delle altre vi racconteremo più in breve.

TD GARDEN, BOSTON. CHARLOTTE HORNETS 88 – BOSTON CELTICS 96
Notte di assenze (Kemba Walker: motivi di famiglia; Boston a rimbalzo: 54 a 46, ma il dato è stato immeritatamente rimediato nel finale) e di ritorni (IT4 a referto e in campo). Belinelli (11-2-4 ma 1/6 da 3) ha una certa parte di colpa nel break decisivo dei Celtics: perde palla, commette flagrant1 sul contropiede di Thomas regalando 4 invece che 2pti, prende la tripla in faccia da IT4 nell’azione successiva, totalizzando quasi da solo un -7. Nel momento del passaggio a vuoto del Beli, in ogni caso, gli Hornets erano già a metà della siccità di quasi 5 minuti (rotta dal ragazzo di San Giovanni in Persiceto con un appoggio su back-door) cui la difesa di Boston ha obbligato la squadra di Clifford. Se non avessero nutrito l’attacco con quella feroce difesa a cominciare da -10 mins alla fine, col cavolo che i Celtics avrebbero avuto ragione di Charlotte. Che, anche se su % rovinate dalla siccità finale, ha avuto un grande Batum (22-10-5: è uno dei 13 giocatori NBA ad avere media di almeno 15-7-5) e un buon Lamb (10+6, 10 punti in 11 mins nel primo contatto con le tavole), oltre che una discreta prova di Ramon Sessions (13-6-6, solo 1 persa) a cercare di sostituire Kemba. Nei Celtics, oltre al rientrante e già in media Thomas (26-3-5), ottimo Horford (18-8-5 con 5 stoppate) e silenti ma concreti Crowder (12-5-3, e le % naufragate di Batum son merito suo) e, dal pino, Jerebko (9-3-3 con 2 rec e nessuna persa). Pino: ecco quel che manca ai Celtics per diventare contenders automatici. Anche stanotte, come durante tutta la stagione, terribile secondo quarto (quello di solito più riempito dalla gente che si alza dalla panchina) e titolari costretti a un quarto periodo infuocato e di rincorsa.

VERIZON CENTER, WASHINGTON. DETROIT PISTONS 108 – WASHINGTON WIZARDS 122
Mentre continuiamo la campagna #FreeJohnWall (e Bradley Beal già che ci siamo), il duo del controcampo capitolino accomoda i WW a solo una gara e mezzo dalla PO Picture. Beal ha segnato la sua tripla numero 500 con la franchigia, diventandone per ora il terzo triplista ogni epoca. John Wall, invece, andava in doppia-doppia agli assists (29+11). Con 122 sulla groppa e 6 avversari in doppia cifra (tutto il quintetto di WAS + l’incursore Thornton), non si può dire che Detroit abbia saputo far valere la propria difesa, che resta tuttavia la prima della NBA. Dei 122, 54 sono stati segnati direttamente da Wall+Beal: i due hanno anche combinato per 15 ass, e facendo finta che ognuno di essi abbia fruttato solo 2 pti, ne discende che 84 pti sono nati da W&B. In una serata buona, anzi ottima. Di solito, infatti, il deserto in cui i due predicano è molto più vasto ed asciutto. In scena anche uno dei confronti gemellari tra GemelloMarcus e GemelloMarkieff: lo ha dominato il Wizard –Kieff (11-3-4 in 18 minuti vs 2-3-1 in 24’), ossia quello da tutti reputato il migliore dei due.

FEDEX FORUM, MEMPHIS. SACRAMENTO KINGS 96 – MEMPHIS GRIZZLIES 92
Era la notte del ritorno a Memphis di coach Joerger, colui che, raccolto il testimone da Lionel Hollins, ha stabilizzato e reso grande e florida la cultura cestistica della città anche a livello professionistico. E, da bravo ex, ha fatto vedere di essere ancora capace. Certo, ha rischiato grosso nel finale. Perché il suo migliore giocatore, DMC (22-9-1), con 5 falli addosso, si è messo a tirare la maglietta di Gasol per finire (come al solito protestando) fouled out a fare linguacce alla telecamera. Meglio così che nello spogliatoio espulso, ma una volta di più: quanta differenza tra il giocatore e il resto, in DeMarcus Cousins. Come sempre Marc (20-6-4) ha sofferto Cousins: è vero che il Catalano non è più il giocatore che si meritò l’Award di Miglior Difensore, ma in qualsiasi condizione, per lui, DMC è un rebus irrisolvibile. Dicevamo del finale: fuori Cousins, i Kings quasi sempre si spengono, meno male che stavolta l’orologio era molto prossimo allo 0 e hanno potuto resistere, anche se Mike figlio di Mike ha avuto in mano la tripla del pareggio a 95. A proposito di Mike Conley jr (8-6-2): è diventato il miglior marcatore della storia dei Grizlies, raggiungendo 8697 punti e superando uno che è di famiglia, ovvero Pau Gasol. Era anche la gara del suo rientro dopo averne perse 8….suona di certo un po’ sinistro, per lui, che il ritorno sia coinciso con una sconfitta vs SAC, dopo che, in sua assenza, i compagni ne avevano vinte 7 su 8, perdendo solo vs i Cavs in Ohio. In appoggio a DMC, gran partita di Koufos (16+13): il Greco è stato trasferito in quintetto per l’infortunio a Rudy Gay; Joerger ha inserito un centro, spostato DMC a 4 puro, e dato spazio in sf a Garrett Temple (17-6-4 con 2 rec). Temple, classe 1986, è il vero collante della squadra e, essendosi fatto strada dalla polvere, non può non essere amato da coach Joerger. Prima di affermarsi (negli ultimi 2-3 anni, non prima) nella NBA lo abbiamo visto anche in Italia, a Casale Monferrato. Segno che sapevamo e sappiamo scegliere, è ben altro lo skill che manca al canestro italiano, e…come si dice della puzza del pesce…?

VIVINT ENERGY ARENA, SALT LAKE CITY. DALLAS MAVS 100 – UTAH JAZZ 103
Questa è stata la gara cardiopalma della nottata. 3-2-1, …and the crowd goes crazy al game winner di Rodney Hood (15-3-2 con 2 rec) che la schiaffa dentro dall’arco. I Jazz (sempre tanti infortunati, ma almeno Favors è tornato, anche se è stato tenuto a soli 14 mins) avevano disposto con sufficiente agio dei Mavs, tanto che ad inizio di quarto periodo erano andati a +15. Ma i Mavs sono una squadra che ha un ottimo allenatore, e un proprietario che sa essere presente nelle vicende del rettangolo ligneo, riuscendo a stimolare (e se non son parole, sono soldi presi indietro dalle loro tasche) i giocatori. Inoltre, qualche campione lo hanno. Come Harrison Barnes (21-3-3 con 2 rec) o Deron Williams (18 con 7 ass), che però sul 100 pari ha drammaticamente anticipato l’azione della sua tripla, lasciando più di 7 secs ai Jazz per replicare: 3-2-1 e sapete già. La parte curiosa è che, di quei 7 secondi, un paio sono stati persi dai giocatori dei Jazz, perché non hanno subito ricordato di non disporre di alcun TO, il che rende ancora più epica la discesa in palleggio lungo il campo e la tripla di Hood. Che era scivolato inspiegabilmente al 23 nel Draft 2014. In-spie-ga-bil-men-te. Nello stesso ruolo, prima di lui che ora è un giocatore alle porte del primo livello, furono chiamati Nik Stauskas, James Young (la più grande cavolata di Danny Ainge, ever) e Gary Harris, tanto per fare esempi.

STAPLES CENTER, LOS ANGELES. MIAMI HEAT 98 – LA CLIPPERS 102
Continuiamo a raccogliere segni che quest’anno per ClipperTown il destino potrebbe finalmente esser diverso da quello di Paolino Paperino. Il pre-match era stato reso saporito da Hassan Whiteside (11+17). Un giornalista gli chiede qualcosa a proposito della sua imminente sfida vs DeAndre Jordan (12+19 e 2/3 dalla carità) e azzarda una similitudine tra i due. HW dice NO. E spiega: cioè, è vero, lui schiaccia tanto sui lob di Paul, ma, cioè, io metto tiri dalla media, prendo rimbalzi, difendo, stoppo..lui, cioè..raccoglie lob e basta. Orgoglio da giocatore unito a un non raro impaccio oratorio, ed anche mezza menzogna, perchè DAJ, in particolare quest’anno, è molto attivo ovunque sulle tavole. E infatti ha punito lui i Miami Heat arrivati a un passo dalla impresa corsara. 100-98, CP3 sbaglia un libero a pochi ma pericolosi secondi dalla fine…MA, Jordan prende il reboff e converte per il +4 della sicurezza. E tutti a casa. Senza dimenticare la partitona di Dragic (21-6-11 con 2 rec), sottolineiamo che Miami ritrova Winslow (15+4), uno che, in ambito universitario, sarebbe una specie di “più giovane associato dell’Ateneo nella storia”, un secondo anno dalle doti professorali sul campo, pedina fondamentale nel log-book di coach Spoelstra. E’ tornato, e si è visto. I Clippers, avanti anche di 16, come spesso accade si fanno rimontare nel quarto periodo, ma, a differenza di altre stagioni, ora le portano a casa lo stesso. Se non ci fossero i sorprendenti Rockets di D’Antoni e Harden, ClipperTown potrebbe prepararsi tranquillamente sul come fare a fregare Warriors e Spurs nei PO.

A proposito di Houston: è con loro che iniziamo il ffastforwward sulle restanti partite. Loro che stabiliscono il record NBA per triple tentate (61) e realizzate (24) in singola gara. Harden 29-11-13, Gordon 29 con 7/12 oltre l’arco, per battere i poveri desolanti Pelicans (Monociglio 19+8). 44-28 il conto a rimbalzo a favore di Atlanta che batte i Raptors con Howard sugli scudi (27+15, ma contro un evanescente Valenciunas e l’acerbo Nogueira). Nei Sixers (Embiid 15-4-2) è tornato Nerlens Noel ma già puntualizza che lui non è nato per giocare solo 8 mins, mentre i Lakers pasteggiano a Philadelphia con 25+9 di Julius Randle. Più a Sud, ad Orlando, Brook Lopez (22+6) faceva fare una figura barbina al suo primo avversario, Biyombo, ma i Nets non riuscivano a portare a casa una gara in cui il solco è stato scavato solo negli ultimi 2 minuti, e la bara inchiodata da una tripla di Fournier (21-4-1). Infine, seconda paga rifilata in due notti dai Bucks (lo Pterodattilo greco 22-7-11) ai Bulls, sui quali, quando il migliore è Bobby Portis (10+8), sai già come sian finite le cose: terza L in fila per Chicago, ora fuori dalla PO Picture della Eastern.