Allo scadere della deadline, gli scambi più clamorosi rimasti in lista d’attesa non si sono verificati.

George resta a Indiana, pur tra mille malumori, e Butler resta a Chicago, franchigia che si è resa protagonista di uno scambio davvero poco comprensibile. Vediamo cosa è successo nell’ultimo giorno di scambi.

NOEL – BOGUT+ANDERSON. Okafor? No, da Phila se ne va Nerlens Noel, e al suo posto arriva Andrew Bogut, insieme a Justin Anderson che probabilmente non vedrà la fine della stagione nella NBA, e una prima scelta protetta fino alla chiamata 18 (quindi ai Sixers non andrà la migliore di Dallas). Vediamo cosa può essere successo. Noel era rientrato da circa sei settimane e anche se recentemente aveva saputo adattare gioco ed ego al fatto di dover partire dalla panchina, all’inizio aveva rotto le scatole parecchio. Inoltre i Sixers erano evidentemente spaventati dal rinnovo del contratto del giocatore a fine 2018. Bogut è Australiano, e il coach della Nazionale cangura è Brett Brown, che allena i Sixers. Cosa acquisisce Dallas: un giocatore giovane, meno fragile dell’Australiano, un giocatore interno agile e non statico come Bogut, un giocatore che è tornato a giocare solo interno dopo anni in cui tutti a Phila hanno provato ad evolverlo in una sf; grande stoppatore, grandi percentuali all’interno dei 3 metri, buon difensore ai confini con l’ottimo, dal momento che la sua efficacia difensiva nei presi del ferro lascia agli avversari il 50%; è un buon dato, ed è l’annata peggiore per Noel in questa classifica. Cosa Acquisiscono i Sixers: la parte centrale dello scambio è nelle loro paure ed incertezze riguardo l’evolversi del salary-cap; Bogut non è meno fragile di Embiid, è più vecchio, e molto, di Noel. Però è conosciuto dal coach, è esperto ed affidabile se in salute, e può anche facilmente essere rimesso sul mercato. In ogni caso i Sixers hanno evidentemente peggiorato la qualità del loro roster, come ci dice anche la trade di Ilyasova, per cercare un futuro salariale più dinamico e leggero.

GIBSON+MC DERMOTT – PAYNE+MORROW+LAUVERGNE. Taj e Dougie lasciano Chicago e si accasano ad OKC, mentre i tre giocatori più abituati a omaggiare la panchine dei Thunder con le terga se ne vanno verso Windy City. In pratica i Thunder derubano i Bulls. Che hanno avuto quasi tutti in lista partenti, e alla fine lasciano andare via due tra i meno chiacchierati nei trade rumors. Rimane Butler, rimane Mirotic. Se ne va, ulteriormente, il tiro da fuori: infatti Morrow è, percentualmente, uno dei migliori triplisti della NBA, ma non è mai stato testato su un numero consistente di tiri. Payne è tutto da verificare, e Lauvergne è un giocatore solido ma che difficilmente sposta gli equilibri: lui è di certo quello che trarrà il maggior beneficio dal trasferimento, perché avrà minuti di gioco impossibili da avere in Oklahoma. Dove sarà curioso vedere che futuro avrà Enes Kanter una volta tornato dall’infortunio, quando troverà un compagno ingombrante come Gibson a mangiargli minuti. Stesso pensiero, ma rivolto verso Mc Dermott, avrà di certo Sabonis Jr.

PJ TUCKER – SULLINGER. Qui, ricordando anche l’approdo canadese di Ibaka, siamo in presenza dei signori di questa sessione di trades. I Raptors infatti acquisiscono un signor giocatore in Tucker: uno duro, che difende, prende montagne di rimbalzi se parametrati alla sua altezza, gioca di squadra e quando necessario la mette da 3. Si spera che il suo arrivo plachi le peregrinazioni di coach Casey alla ricerca dell’ala da affiancare a DeMarre Carroll: senza nominarli diremo che i due anni in quello spot si sono ansiosamente succeduti 6 giocatori. Sullinger, dopo aver lasciato Boston e non aver avuto chances di dimostrare il proprio valore a Toronto per colpa dell’infortunio e di un certo affollamento del roster, potrebbe invece aver trovato un buon approdo in Arizona, dove han bisogno di lunghi capaci di andare in doppia cifra di media sia a rimbalzo che nei punti. Ricordiamo che il cicciottello da Ohiao St. ha due delle mani più forti dalla intera NBA. A Phoenix vanno anche le seconde scelte di Toronto dei prossimi due Drafts.

ILYASOVA – SPLITTER. Che ne dite di questo: 6 squadre in due anni? E’ il destino di Ilyasova, il perfetto prototipo di quel che si definisce: carne da trade. Però, stavolta, il pezzo principale è lui. Lui andrà ad aumentare la pericolosità perimetrale (ha il 36% da 3 in stagione) della front-line degli Hawks, e anche a rendere meno traumatica, se sarà, la partenza di Millsap a fine stagione. I Sixers accumulano un altro omone, che è però perennemente infortunato e in scadenza e quindi inciderà pochissimo. Ai Sixers anche una seconda scelta 2017: si tratta di quella che Atlanta possiede da Miami, ma Phila può anche scambiarla con quella “vera” degli Hawks.

Altri movimenti potenzialmente interessanti dell’ultimo giorno: Houston lascia partire due componenti relativi della propria panchina: KJ McDaniels va a Brooklyn a rimpiazzare lo spot lasciato aperto dalla partenza di Bogdanovic (anche se i giocatori sono diversissimi), e Tyler Ennis va ai Lakers. In cambio della prima partenza i Rockets ottengono spazio salariale in forma di trade exception, più o meno la stessa cosa accade con la seconda trade, nel mezzo della quale a Houston approda, per essere al 99% prontamente rilasciato, Marcellino Huertas. Ricavano cap space anche gli Hawks mandando a Phoenix Mike “problemi con le gang” Scott. Dopo un lungo giro, Milwaukee lascia a Denver il monumentale (anche per efficacia assai simile ad una sgtatua ormai) giamaicano Roy Hibbert, ricavandone una seconda scelta protetta e 5 MM di exception.

Era importante darvi il resoconto e i possbili futuri esiti (strategie, errori, capolavori) di quanto accaduto. E’ forse ancora più importante esaminare quanto NON è accaduto: quindi continuate a seguire Baskettiamo e la sua copertura NBA.