Chris Jenkins, molto probabilmente, se mai troverà posto nel basket pro (e per l’Italia sarebbe per-fet-to), diventerà, come molti prima di lui, CJ.

Eppure, lui sarà per sempre quello che ha imbucato il primo buzzer-beater dalla distanza della storia della Finale per il Titolo NCAA. Il primo in assoluto fu Lorenzo Charles, poi anche a Cantù, che inchiodò una schiacciata per regalare la Vittoria alla indimenticabile North Carolina State di coach Jim Valvano (Survive and Advance, per chi non lo ricordasse è anche un suggerimento da ricercare su quel tubo dove son conservati tutti i video del mondo). Ma non è il tiro vincente la sola particolarità che Jenkins si porta dietro. Sono almeno tre, e da esse si dipana la storia dell’uomo che ha fatto piovere lacrime a Chapel Hill, North Carolina.
Nella squadra avversaria, i Tar Heels di North Carolina, Jenkins aveva, ed ha, un fratello. Che di nome fa Nate Britt. Potreste pensare a strani percorsi matrimoniali o amorosi, se vi dicessi che il padre di Britt, Nate Sr., e la madre di Jenkins, Felicia, sono entrambi allenatori. Di AAU il primo e di NCAA femminile Division2 la signora Jenkins. L’amore c’entra, come sempre, ma stavolta non è storia di divorzi o di corna. L’amore è quello per il basket, e, in un modo tipicamente americano, per i figli e per il prossimo. E’ una storia di comprensione e generosità. Di basket, oh sì. Di disciplina e di dieta. Perché il nostro caro Chris ha questa ultima particolarità: adora mangiare male. Le patatine da fast-food son state a lungo la cosa più sana che entrasse nel suo stomaco.
La prima volta che coach Britt vide Chris fu nell’estate del 2003 ad un torneo di ragazzini 10-12 anni, torneo nel quale Chris, anni 10, tra talento tecnico e fisico, e aggiungendo la già discreta mole, faceva lo Shaq della situazione, senza dimenticare la mano già educata. La squadra di Britt adottò contro di lui la tecnica di attaccarlo, obbligandolo a correre e fare falli, cosa che puntualmente avvenne, tanto da farlo uscire fouled out, principalmente perché dopo un po’ Chris non riusciva più a muoversi, annaspando col fiatone portando in giro un po’ a caso il proprio corpaccione di bambone cicciotto. All’epoca entrambe le famiglie vivevano in Maryland, vicino a Baltimora, e restarono blandamente in contatto. La signora Felicia era divorziata da tempo e aveva altre due figlie, minori di Chris. Una terza figlia morì tragicamente nel 2004 a 11 mesi di vita, e Felicia sentì di aver bisogno di tempo per elaborare il lutto. Telefonò dunque a Nate Sr. e alla moglie, e chiese, prima di tutto: vi ricordate di Chris? La risposta del coach fu: certo che sì, in questa famiglia ci ricordiamo quelli che ci sanno fare con la palla da basket. Da lì a chiedere, ed ottenere, che Chris potesse passare con la famiglia Britt tutta l’estate, il passo fu breve. Così Nate Jr e Chris passarono tutta l’estate insieme, diventando amici e stimolandosi a vicenda nel diventare migliori giocatori. Nate fu sempre un giro dietro Chris, anche fisicamente, ma i due passarono un periodo davvero magico insieme.
Alla fine dell’estate, purtroppo, l’anima della mamma di Chris non era ancora guarita, e forse alcune riottosità adolescenziali del ragazzo prendevano origine anche dal malessere che lui percepiva intorno a sé; tuttavia non fu mai protagonista di nulla di particolarmente grave, e Felicia ebbe anche modo di notare che Chris mangiava più verdura (verdura IN PIU’ oltre alle schifezze di cui era goloso..) e aveva imparato a rifarsi il letto perfettamente, grazie alla severa disciplina della mamma di Nate.
Nel 2005 Felicia ricevette un’offerta dal South Carolina per allenare in NCAA Div. 2, e accettò. Per non far allontanare Chris da quello che era il suo ambiente, fece con coraggio una nuova cruciale telefonata ai Britt. La richiesta era quella di tenere con loro Chris continuativamente, rendendoli suoi tutori legali (legal guardians). La signora Britt, Melody, fu la meno convinta, inizialmente, della cosa. Le ci volle molto per esaminare la questione e rispondere affermativamente. Chris dice che ancora oggi non sa esattamente cosa passò nella mente di sua madre, ma che di certo furono cose buone e avvedute, perché in effetti la cosa è riuscita nel migliore dei modi. L’affetto tra le famiglie si è cementato, i rapporti tra Chris e sua madre sono buoni, e lui ha trovato lungo la via una famiglia che lo ha spronato, sostenuto e messo, incredibile, a dieta. Il colpo finale alle pessime abitudini alimentari è stata l’eliminazione nel 2015 di Villanova dal Torneo NCAA, momento a partire dal quale Jenkins ha buttato patatine e lattine; ‘Nova aveva perso da favorita e da No. 1 del seeding contro i Wolfpacks di NC State. Dite che il destino non esiste? Il ragazzo che ha infilato il secondo (primo dalla distanza) buzzer-beater della storia NCAA della Finale Nazionale, secondo perché il primo fu segnato da un giocatore di NC State nel 1983, si vendica della sconfitta che i Wolfpacks gli fecero assaggiare, battendo l’altra North Carolina; UNC nella quale giocava il fratello di Chris, Nate, fratello non naturale ma acquisito, per una “visione” della madre condivisa e accettata dalla famiglia di Nate Britt jr. Non esiste? Wow, siete davvero dei pragmatici imperturbabili. E, come che sia, per ora, questa è la storia di Chris Jenkins, figlio di Felicia e Kelvin Jenkins, e anche di Nate e Melody Britt….che dire, attendiamo sviluppi.