E’ Sassari a festeggiare il primo scudetto nella finale delle debuttanti. Al termine di una serie splendida, una fra le più belle della nostra pallacanestro, dopo essere stata sotto 2 – 0 senza praticamente giocare le prime due gare e appena 48 ore dopo la maratona vinta al terzo supplementare, Sanders e soci espugnano il PalaBigi facendo saltare il fattore campo per la prima volta, quella decisiva.

Clima delle grandissime occasioni nell’impianto emiliano, col pubblico pronto a godersi l’ennesimo spettacolo offerto da due formazioni che avrebbero meritato entrambe il titolo, vuoi per la continuità tattica offerta negli ultimi anni, vuoi per la tecnica o per gli stili di gioco, così vicini, così lontani.

I due allenatori partivano con gli stessi quintetti di gara6 e l’inizio vedeva le squadre stentare, complice probabilmente la stanchezza dovuta ad un playoff massacrante per entrambe (19esima gara per Reggio Emilia, 18esima per Sassari); gli ospiti sbagliavano sia in fase di costruzione che di finalizzazione, perdendo qualche possesso di troppo (6 nei primi 7 minuti) mentre Cinciarini metteva in ritmo sia Kaukenas che Polonara per il clamoroso 21 – 4 su cui si chiudeva il primo parziale.

Sfida in ghiacciaia? Nei playoff? Contro questa Dinamo? Nemmeno per sogno. Sanders si caricava la squadra sulle spalle, Sacchetti ordinava il raddoppio sul pick&roll centrale mettendo il classico granellino di sabbia nell’ingranaggio di Max Menetti; un punto alla volta, contornato da qualche “cross” non proprio consono alla mira dei tiratori biancorossi, la compagine isolana risaliva fino al 25 – 22 firmato dal redivivo Logan, che diventerà decisivo strada facendo, così come lo era stato in gara6 con la tripla di tabella.

L’ex Diener, allo stremo della condizione così come molti suoi compagni, provava a dare il suo contributo per il tricolore e i suoi canestri permettevano alla Reggiana di conservare il vantaggio all’intervallo lungo (32 – 26).

Qualcosa però era cambiato, nonostante una brutta percentuale nei primi venti minuti, Sassari insisteva dall’arco, come suo solito, riuscendo a trovare punti preziosi per rimanere in scia, mentre Sacchetti azzardava anche Lawal su Cinciarini nei cambi difensivi, tanto per togliere lucidità al regista azzurro. I continui tagli dal lato debole di Polonara e Kaukenas erano ossigeno per l’attacco biancorosso, divenuto improvvisamente asfittico. Menetti perdeva anche Silins (l’oscar della sfortuna quest’anno va senza dubbio alla Grissin Bon) ma in chiusura di terzo quarto, con Sassari tornata a –4, accadeva l’imponderabile: Sosa commetteva il suo terzo fallo e, dal parterre, un “tifoso” reggiano lo raggiungeva in campo schiaffeggiandolo (senza alcuna violenza, ma rimane il gesto grave) e provocando la ovvia reazione nervosa del cestista dominicano che, paradossalmente, si vedeva fischiare il “fallo tecnico” da Lamonica, con lo stesso arbitro che poi chiedeva ai dirigenti locali di espellere il focoso supporter dal palazzo dello sport. Risultato? Sosa mentalmente fuori gara, Reggio brava ad approfittare dell’episodio con un rotondo 6 – 0 che respingeva indietro la rimonta dei sardi.

Questa Dinamo però ha sette vite come i gatti e, traendo nuove energie nervose dall’episodio di cui sopra, iniziava una lenta rimonta ispirata da Dyson (canestro e fallo del 57 – 56), e poi da Logan, autore della tripla della prima parità (59 – 59 al 32’). Tutto si giocava sui nervi, un Cervi stratosferico faceva gli straordinari sotto canestro dando la sensazione che Reggio potesse veramente tagliare il traguardo a braccia alzate; il Banco sembrava aver esaurito la benzina, Logan commetteva sfondamento su Polonara mentre Diener, dal perimetro, firmava il canestro del +8. Ma questo è l’anno di Sassari e proprio il grande ex “ManDRAKE” commetteva fallo antisportivo su Logan, riaprendo di fatto i giochi. Giochi di prestigio, come quello che non riusciva a Polonara, la cui tripla girava sul ferro, sfiorava la retina per poi schizzare fuori, una manciata di secondi prima che un’altra tripla, stavolta scagliata da Logan (sempre lui, bravino il ragazzo) fissasse la parità a quota 67.

Poteva mai mancare la firma di Dyson in un finale del genere? L’ex brindisino, silente per larghi tratti della sfida, infilava di tabella (gli dei del basket tifavano Sassari evidentemente) il primo sorpasso degli ospiti. Di lì in poi Reggio non avrebbe più messo il naso avanti, un’illusoria parità a quota 73 sparigliata a 10 secondi dal termine dai due tiri liberi di Dyson, quelli che consegnano il club del Presidente Sardara alla storia della pallacanestro italiana.

Sassari è campione d’Italia nell’anno della Supercoppa e del “back to back” di coppa Italia, nel calcio si parlerebbe di “triplete”, ma poco importano le etichette, è il momento della festa per un’isola intera, per una vittoria che ricorda molto da vicino l’impresa del Cagliari di Gigi Riva e Manlio Scopigno, appena 45 anni fa.