Sunday coffee, sunday papers, e Sunday NBA report di Baskettiamo, cari lettori!

QUICKEN LOANS ARENA, CLEVELAND. BOSTON CELTICS 103 – CLEVELAND CAVS 120
Vendetta, tremenda vendetta. I Cavs e LBJ (28-11-8) si prendono la rivincita della sconfitta subìta dai Celtics una ventina di giorni addietro, e cercano di rendere il punteggio più roboante possibile. Lo sprint finale dei ragazzi di Lue è esiziale: pensate che a metà esatta del terzo quarto le squadre erano ancora 69 pari; in 18′ quindi 51-34 di parziale. Oltre all’imprescindibile apporto di James, i giustizieri di Boston son stati Shumpert (12-16-4) e Dellavedova (10pti, 4ass, 2rec e 1 stoppata), con difesa e triple, le specialità dei due scudieri. Ad aumentare il significato della W dei Cavs, questa piccola statistica: di 26 sconfitte rimediate dai Celtics, solo 5 hanno avuto margine superiore ai 10 pti, e 2 su 5 ad opera dei Cavs (le altre Indiana, Orlando e Utah). Cleveland ha saputo azzerare i punti forti dei Celtics: non c’è gran differenza nel numero dei possessi (82 tiri a 80 per i Cavs), nel numero di triple (10 pari, anche se miglior % per Boston), nè nel saldo perse-recuperate (-6 Boston, -7 Cavs); viceversa, nonostante la bella prova di Sullinger (17+13), i Cavs hanno azzannato dove Boston è più debole (10 rimbalzi in più per LBJ e compagni), e hanno di accettato di prenderne un po’ da IT4 (27-3-4), zittendo gli altri.

MADISON SQUARE GARDEN, NY. DETROIT PISTONS 89 – NY KNICKS 102
“Dovremmo essere tutti delusi. Nessuna energia nè in attacco nè in difesa, una cosa ridicola. Siamo stati terribili ovunque. Semplicemente una prestazione imbarazzante”. Stan van Gundy, il coach dei Pistons, ha chiuso il prontuario delle metafore per raccontare la sconfitta dei suoi Pistons al MSG. Le sue parole raccontano la gara meglio del punteggio finale, che invece, accoppiato alle frasi del coach, rende evidente che, W a parte, non è esattamente un gran momento per i Knicks. In ogni caso, Melo 24-10-6. La sconfitta di Detroit (Bimbone 21+16) è particolarmente grave perchè a Chicago, vedremo, è tornato Jimmy-B, e i Pistons ora non farebbero i PO.

VERIZON CENTER, WASHINGTON DC. INDIANA PACERS 100 – WASHINGTON WIZARDS 99
Continua la via crucis casalinga per Washington, che torna sotto al 50% tra le mura amiche appena dopo averlo ritovato. Colpa loro, dei Pacers, di Paul George, e un po’ della sfortuna. Loro: vanno sotto a rimbalzo, tirano al 43%, perdono un po’ troppi palloni (16), e concedono 10+9 a Jordan Hill (Gortat, una volta di più e al di là dei numeri, se non si fa sopraffare dal titolare, si lascia mangiare in testa dal back-up center: un rimbalzo in attacco di Hill, stanotte, nel finale è stato determinante). I Pacers: per una volta il mostruoso PG non è stato lasciato solo: Jordan Hill e Monta Ellis (17-6-4 e 4 rec senza perse) lo hanno aiutato molto, e tutta la squadra è stata ligia al limite massimo della Peterson’s Rule sulle palle perse (se vuoi vincere): 12, appunto. Paul George: The Revenant ha urlato 38-6-2, con 22 soli tiri, e con 8/8 dalla linea compresi i due liberi della W, ottenuti prendendo una clamorosa linea di fondo a poco più di 3 secondi dalla fine. La sfortuna: li ha privati di Bradley Beal, caduto rovinosamente dopo una stoppata di Turner, con poco contatto: in quel momento gli Wizs erano ancora sopra. Chiudiamo con le stats del frustratissimo John Wall: 25-6-12, ma anche 7 perse.

SMOOTHIE KING CENTER, NEW ORLEANS. UTAH JAZZ 106 – NO PELICANS 94
I Jazz interrompono in trasferta una striscia perdente di 5, e nel colpo inferto ai Pelicans non sono pochi i meriti di Derrick Favors, che ha fatto iniziare malissimo la gara a Anthony Davis (3/17 per The Brow nel primo half, alla fine 11/31, 29+11). Su questa solida base, i Jazz hanno poi inserito le prestazioni di Hayward (24-5-4) e Gobert (pochi punti tanti rimbalzi tanta difesa, 5+18). Sui Pelicans poco da dire, se non una curiosità che genera qualche domanda sulla gestione di coach Gentry: le domande sono comunque rese meno pressanti dal fatto che Nola non avrebbe mai fatto i PO, quest’anno, troppo vessata dagli infortuni. L’offensive efficiency rate dei Pelicans è .75 (non fenomenale ma decente) quando Davis e Holyday sono insieme in campo; cade a .43 nella situazione opposta. Il fatto che Holyday parta dalla panchina non è del tutto da condannare, perchè alla fine è lui che gioca più minuti tra tutte le guardie di Nola, e quindi le sue piste si incrociano spesso con quelle del compagno (37 minuti stanotte per la pg, 39 per Monociglio), però…ok aumentare la qualità dei legni di pino, ma anche stanotte dopo il pronti-via i Pelicans si son trovati sotto 29-20 nel primo quarto.

TARGET CENTER, MINNEAPOLIS. BROOKLYN NETS 118 – MINNESOTA T’WOLVES 132
Senza Thad Young e Gemello Brook (ginocchio e motivi personali), i Nets, che pure erano 5-5 nelle ultime 10, un evento per questa loro disgraziata stagione, non hanno potuto opporsi alle stelline dei T’Wolves. Wiggins 26-4-6, LaVine 21 con 9/12, Rubio 16-7-10, Towns 28-6-7. Nei Nets pochissimo dal quintetto, e molto da un trio di guardie che, nel migliore dei casi, ha fatto tutt’uno col fondo della panchina quest’anno, ma che ora, in particolare Markel Brown, sta venendo fuori decentemente. Brown 23 con 8/16 in 29 minuti, Larkin 34′ in campo e 18-2-5 con 7/12, Kilpatrick (sg, undrafted da Cincinnati U. con “esperienza” di 15 gare NBA in due anni e già 3 squadre, terza partita con i Nets) 19 in 26′, con 3/5 nelle triple.

UNITED CENTER, CHICAGO. HOUSTON ROCKETS 100 – CHICAGO BULLS 108
I Bulls non sono affondati durante l’assenza forzata di Jimmy Butler, e Jimmy stanotte è tornato. Pienamente efficiente, direi, dal momento che….24-11-6, e gli perdoniamo le 5 perse. Momento decisivo nel futuro dei Bulls, forse: quando la gara sembrava prendere le piste di Chicago, e nel momento di massimo fulgore di Butler, Houston chiama TO, e nel tornare verso le rispettive panchine si incrociano, per più di qualche attimo, D-Rose (17-3-9) e Beverley (10-2-4 con 4 rec); Rose trolla bellamente la pg dei Rockets, facendo evidente riferimento al fatto che ora che Jimmy-B è tornato non ce n’è per nessuno. Se non è un passaggio di consegne questo…da una stella di valore assoluto la cui luce è stata parzialmente menomata dalla sfortuna, ad una che ha un picco inferiore, ma non di troppo. Se D-Rose resterà a Chicago, siamo pronti a pronosticare un futuro davvero interessante per i Bulls, in cui Pau inchiostra una notte da 28-17-6 (ma anche 8 perse). Futuro invece incerto sia ora che poi per Houston: la fine della striscia perdente di Utah li rende preoccupati per i PO, cui, al momento, comunque avrebbero diritto; la persistente solitudine di Harden (36-5-8) potrebbe (e siamo certi lo farà) portare grossi cambiamenti nella off-season; tanto per citare le “prestazioni” di qualche altro Razzo: DH 8+12 in 34′, Ariza 4/13 al tiro..ovviamente poi, essendo sempre lo stesso poveraccio a fare tutto, quel poveraccio perde 9 palloni: le Termopili erano la spiaggia di Bahìa in confronto a quel che le difese preparano, e facilmente, vs l’attacco dei Rockets.

AT&T CENTER, SAN ANTONIO. SACRAMENTO KINGS 94 – SA SPURS 104
Evadiamo subito le pratiche Kings: battuti ma non travolti, DMC 31-9-3, Belinelli 7-3-1 in un ritorno con mano fredda (3/11) nel tempio del suo trionfo. Vogliamo parlare degli Spurs, perchè qui a Baskettiamo lo facciamo ogni tanto, ma in giro, di loro, si parla pochissimo. Certo, Golden State è avanti, ma di sole 3 partite; certo, Steph è ingiocabile e sta cambiando The Game, ma Kawhi Leonard (25-13-6) non è il secondo miglior giocatore, bensì è lo Hidden MVP, titolo ben più meritorio, e non inferiore. La tranquillità di Alamo non dispiace a Pop, Ettore, R.C. e Becky, ma toglie qualcosa ai giocatori in termini di esposizione, esattamente come, in anni da poco passati, ha tolto a Tony Parker la qualifica (sua di diritto viste le prestazioni e gli allori) di miglior pg della NBA, riconoscimento che di solito andava a CP3 (…); più o meno stesso discorso per Tim Duncan, e così via. Stanotte a San Antonio si è festeggiato, tutti in piedi ad ovazionare, il ritorno di Manu Ginobili dalla operazione ai testicoli (ouch..) dopo la botta presa 5 settimane fa (OUCH..). Lui ha risposto con 22 e 8/11. Il ritorno di Manu sconfessa uno dei motivi per i quali si pensava SA avesse preso dalla lista degli waivers Kevin Martin, che di mestiere fa la guardia e lo scorer (17.6 in carriera, bastano?): KM non viene per toppare il buco lasciato da Manu. Il buco, forse, è quello lasciato aperto dalla stagione non bella di Danny Green, che sta segnando 7 invece che quasi 10 e, soprattutto, sta tirando da 3 col 35% invece che col 41. Stanotte Danny-G ha avuto un turno di riposo, ma potrebbero diventare anche più frequenti, per lui, le soste in panchina. Il riposo è toccato anche a Duncan e LMA, il che ha aperto 19 minuti a Marianovic, che sta velocemente smettendo di essere una curiosità: solida gara da 9+9. Non è molto meno mobile di Bogut.

STAPLES CENTER, LOS ANGELES. ATLANTA HAWKS 107 – LA CLIPPERS 97
Dopo il capolavoro di solidità e concentrazione della W in rimonta vs OKC, Clippertown ha pensato non fosse il caso di smentirsi troppo. La ESPN vi propone una versione edulcorata di quel che è accaduto allo Staples, informandovi di un “14-1 in the fourth quarter” subito dai Velieri.
La parte gentile è “4th qtr”: in realtà stiamo parlando degli ultimi 5’34”. Clippers 90-87, pareggio con tripla di Bazemore, e da quel momento 20-7 per gli Hawks, denso di triple e and1, con il drammatico 14-1 concretizzatosi negli ultimi 3 minuti, altro che quarto periodo. Suicidio in classico stile CP3, con palla gestita istericamente e mai infilata nè offerta. Millsap 20+18 (season-high per rimbalzi), Teague 22-6-7, sempre in panchina il neo-arrivato dalla lista waivers dei Bulls, Hinrich. Per gli appassionati di numerologia, 17 e 11 ricorrono nei tabellini di CP3 e DAJ, di fatto durati 3 quarti e stop: 17pti entrambi, 11ass per Paul, 11rimb per Jordan che tira anche 17 liberi, e non vi dico quanti ne infila, perchè la Domenica è sacra e non voglio rovinarvela.