Sembra un paradosso, e forse lo è davvero. Ma, dopo il roboante successo in quel di Mannheim della nostra nazionale Under 18, è sotto gli occhi di tutti come, in meno di 12 mesi e nel mentre l’Italia dei canestri vive quello che è forse l’anno peggiore della sua storia, si siano succeduti straordinari risultati delle nazionali azzurre. Dall’oro europeo della nazionale Under 20 di Pino Sacripanti della scorsa estate, e fino al risultato di qualche giorno fa a Mannheim, il 1° posto assoluto nel torneo mondiale Under 18 di Andrea Capobianco.

“All together now!”, il settore squadre nazionali ha ottenuto centrato successi importanti. Il tutto transitando per l’ottimo 4° posto dell’Under 16 di Antonio Bocchino e perché no, a dispetto delle pesantissime assenze del trio Bargnani, Gallinari, Hackett, lo stesso eccellente comportamento della nazionale maggiore, allenata da Simone Pianigiani, agli Europei. Un contrasto fin troppo evidente con il continuo alzarsi di grida di soccorso, con il succedersi di comunicati e dichiarazioni che denunciano lo stato comatoso in cui versano tante, troppe società, in contraddizione rispetto allo stato di vera e propria “clandestinità mediatica” in cui versa il nostro basket – sempre più ignorato dai telegiornali delle maggiori televisioni generaliste, relegato in anonimi trafiletti dai quotidiani dislocati lungo tutto lo stivale e relative isole.

A dispetto di ciò, tra l’estate del 2013 e la primavera del 2014, le nazionali azzurre hanno fatto bene, anzi benissimo. Come non succedeva da anni ed anni. Non è facile, a parte i meriti di chi questo ciclo di risultati ha preparato e ottenuto, capire le motivazioni di un così evidente scarto. Perché, proprio nel mentre si rincorrono voci sull’imminente chiusura di prestigiose compagini di Lega A, nei mesi in cui compagini di Gold e Silver non hanno potuto portare a termine la stagione, ci sia stato questo autentico boom di risultati.

“Mah…”, difficile decifrare i perché. Quello che è sicuro è che tale contrasto smentisce alcuni dei luoghi comuni che, come un autentico mantra, da anni e anni ci tocca sentire… “In Italia mancano giovani all’altezza”, “Da noi non ci sono bravi istruttori nelle giovanili”…

Volendo chiudere in modo lieve, con una metafora, si potrebbe dire che le due polarità, la criticità del momento del nostro basket di club + i lusinghieri risultati delle nazionali, compongono una sorta di “selfie”. Siano uno scatto realistico di ciò che siamo, una foto che finiremo con il condividere tutti su Facebook o Instagram.