2ª parte

Il Consiglio Federale che si riunisce oggi a Roma non potrà omettere di valutare le argomentazioni e queste conclusioni della Guardia di Finanza, soprattutto relative all’operazione del marchio che può essere l’esplosione finale, per cui non solo “ha consentito alla società sportiva di alterare il bilancio inserendo una plusvalenza straordinaria anziché contabilizzare il ricorso al credito con la banca Mps”. “Questo dato – si ammonisce – unitamente ai dati falsi già iscritti i precedenza quale conseguenza delle fatture per operazioni inesistenti ha di fatto alterato e sistematicamente falsificato le poste iscritte al bilancio descrivendo una realtà economico-finanziaria ben diversa dalla realtà”.

Per la cronaca, in uno dei miei numerosi articoli in cui parlavo dei bilanci, facendo una comparazione con quelli delle prime sei società d’Italia avevo fin dapprincipio messo in evidenza la sproporzione alla voce servizi, che faceva una maquillage. E il colonnello Mazza ha detto proprio di essere partito da questa analisi, mi conforta come profano, significa che l’esagerazione era troppa e magari rozza, fatta con troppa sicumera, e scrissi anche che “il vero capolavoro di Minucci non sono stati gli scudetti ma i bilanci”. E i fatti, dopo molti anni, hanno dato ragione a questa osservazione giornalistica, peccato però che la Comtec negli anni di Meneghin e nemmeno del primo anno di mandato di Gianni Petrucci, che aveva anche al CONI il compito di vigilante, non ha mai dato un segnale, un avvertimento, un cartellino rosso. Anche se magari l’azione doveva partire prima dall’interno della Lega, per senso di responsabilità, mentre ha dato l’impressione del nefasto “così fan tutti” con uscite clamorose di aziende serie come la Benetton e ha creduto al peso che Minucci sbandierava per i suoi rapporti all’interno dei vertici bancari del Monte dei Paschi. Fatto che tutto il sistema subiva, esercitando una pressione insostenibile su ogni settore, fino ad avere, raccontano – secondo un esposto che sarebbe stato inviato a Petrucci – un intervento decisivo per spianare la strada alla nazionale di Pianigiani e far stracciare a Meneghin il contratto di Recalcati, rinnovato subito dopo gli europei. Un ripensamento che nessuno ha mai capito, costato una barca di soldi (dei contribuenti) e scelta che il campo per ora non ha premiato considerato un ciclo di quattro anni, con una bocciatura nella qualificazione europei, e due tornei europei deludenti che ci hanno escluso dalle Olimpiadi e dei Mondiali. Ma l’indagine continua, per prima cosa ricostruire la pratica del marchio: perché il Monte Paschi già in allarme rosso ha aperto i cordoni della borsa? Ha valutato bene i rapporti stretti e familiari fra le due parti in commedia (Mens Sana e Sammarini), ha assolto da verificare, alle dovute cautele tecniche, è arrivata la spinta di qualche “personaggio”, qualcuno – per finire la domanda articolata – ha indossato una seconda giacchetta, a quale scopo e con quale vantaggio?

Intanto la squadra ha raggiunto il secondo posto della regular season con un roster che ai primi di settembre era ancora un foglio bianco il club è impegolato in quella più ardua, chiamata TIME OUT, iniziata con le visite della Finanza per alcuni contratti in nero, una prima salata multa sempre taciuta per 1,5milioni poi rateizzati (ma il debito con l’erario è stato saldato?) e poi le perquisizioni nel 2012 nell’abitazione di Ferdinando Minucci e della famiglia (col sequestro della cassetta di sicurezza di Rosanna Mereu e FerdinandoMinucci di 1.255.500 euro in contanti ma non dei preziosi e di un notebook e “di 181.000 euro presso una vicina di casa di Olga Finetti”) e della sede e di altri collaboratori.

Più recentemente è stata avviata una seconda perquisizione in città e provincia, e nuovamente nell’abitazione del Minucci, concretizzando alcune indiscrezioni giornalistiche e un ronzio sommesso ma continuo, da alveare, per la storia dei pagamenti all’estero in “doppio contratto” con i giocatori, quello standard depositato in Lega e quello d’immagine in terra straniera, e l’operazione inedita per il basket della cessione del marchio per 8 milioni nel marzo 2012 alla Brand Management, una srl da 10 mila euro garantita con un mutuo del Monte dei Paschi, cifra necessaria per l’iscrizione al campionato per continuare la fortunata serie.

Che tristezza assistere a questa “caduta” con migliaia e migliaia di fatture false svolazzanti sul bel cielo senese e evasioni sistematiche quando c’è gente che pressata dall’Ufficio Imposte si è tolta la vita. Questo un quadro crudo e crudele di una storia incredibile, e paradigmatica, di come il basket italiano abbia permesso una cosa simile. Ferdinando Minucci, passato in 18 anni attraverso vari ruoli, da direttore sportivo a presidente fino alla prima perquisizione, e poi uscito a fine febbraio, si è dotato in questa operazione di una vera e propria corte, i tanti commenti elogiativi sul suo operato già non erano giustificati allora, adesso sono grotteschi.

Quando ho chiesto alla Federbasket, giovedì mattina, se sapevano dell’arresto del futuro presidente di lega, mi hanno risposto increduli: “Ci aspettavamo un avviso di garanzia, non un arresto”. E difatti solo pochi giorni prima – raccontano – Minucci aveva parlato loro ancora da padrone del basket e al vicepresidente Vicario aveva preannunciato una serie di richieste, innanzitutto la revisione della cartellonistica (il suo cavallo di battaglia fin dall’ingresso nel basket) e poi una nuova Convenzione. Sembra che il suo progetto, che evidentemente è piaciuto a 14 società, a parte i rapporti di amicizie, le alleanze, gli affari che vanno e vengono in qualsiasi campionato, comprendesse anche un designatore aggiunto in quota Lega (Colucci?) e 10 milioni annui per firmare la Convenzione, una cosa fuori dal mondo e dalle norme della Corte dei Conti. E vogliamo poi parlare della situazione economica del paese?

Venuto a conoscenza più tardi che Ferdinando Minucci era stato arrestato in un albergo di Bologna, mi sono messo in auto per Siena e mi hanno raccontato che è sceso dall’auto con una tuta sportiva, gli occhi gonfi, spettinato, ma con quel sorrisino cinico, un marchio col quale passava a volte fra ali di tifosi inferociti irridendoli. E’ adesso agli arresti domiciliari, mentre la terza fase dell’inchiesta potrebbe riservare altre sorprese, per cui il basket forse farebbe bene a valutare, alla luce degli arresti e alla valanga di ipotesi di reato – una soluzione triste oggi ma necessaria per garantire il diritto sportivo e i regolamenti, la certezza dello stato di diritto e della morale. Fra l’altro Petrucci, col sostegno del CONI e dell’opinione pubblica e magari di un intervento del Governo diretto, dovrebbe valutare anche che il fallimento, dato per scontato alla luce di questo blitz sconvolgente e del cumulo anche di contestazioni fiscali da brivido (27.000.000 di sottratta tassazione, Iva per 15.000.000, ritenute previdenziale non versate per 3 milioni di euro e redditi non dichiarati per 18 milioni di euro) chiudere il Pianeta del Bengodi senese.

Andare fino in fondo nell’ostinazione e il rifiuto della realtà che ci hanno squadernato i rappresentanti della Procura e della Guardia di Finanza, autori di un grandissimo lavoro in un clima che si è rivelato pesante se non addirittura ostile, come hanno sottolineato, col costante pericolo di inquinamento probatorio e reiterazione dell’andazzo che continuava, significa dare una risposta anche se tardiva, ma anche valutare che alla luce dei regolamenti dell’Euroleague, una cosa importante: se Siena vince il campionato o è seconda chiuderà comunque per fallimento e perderà la wild card, a detrimento di un’altra società italiana. Sono d’accordo i club?

Intanto nel basket qualcuno vorrebbe la revoca degli scudetti di Siena, mentre a Siena la Lega Nord ha proposto la revoca del Mangia d’Oro, la massima onorificenza cittadina, e quella di commenda tura della Repubblica. E non manca l’ironia, qualcuno sostiene che un gruppo di arbitri chiederà di poter giocare col lutto sulla maglia, ricordando le polemiche sui fischietti che venivano ospiti al Palio.

Com’è strano il destino, io fu uno dei primi a conoscere ai primi Anni Novanta, Ferdinando Minucci quando si occupava della cartellonistica del Palasport della Mens Sana e spesi una buona parola col presidente Giancarlo Rossi, perché i giemme al tempo snobbavano Siena promossa fulmineamente dalla B alla A-1 grazie al buon senso di due imprenditori edili e la passione che costruivano i giocatori e li vendevano per sanare i bilanci. Essere contigui alla logica bancaria, dove infatti Minucci ha lavorato uscendo di scena bruscamente, può dare alla test, ed ecco le operazioni tossiche simili a quelle dei junk-bond. Carta, carta, carta, un castello di carta venuto giù tutto in una volta.

encampana@alice.it