La gara più affascinante della notte NBA era quella di Atlanta, in cui gli Hawks hanno avuto la meglio nel confronto tra due corazzate della Eastern Conference. Brodino facile per Celtics e passeggiata dei Clippers su Detroit.   QUICKEN LOANS ARENA, CLEVELAND: CHARLOTTE HORNETS 88 – CLEVELAND CAVS 97
Se tenete un libretto in cui scrivete i record e i fatti salienti della stagione NBA, sotto il sorpasso di Kobe a MJ dovreste segnare anche questa partita, e di nuovo in qualche modo lo sconfitto sarebbe Jordan: gli Hornets sono partiti subendo 0-21, che è il peggior inizio di gara per qualsiasi franchigia da Febbraio ’04. E anche il loro record in trasferta, 1-10, si avvia verso un’indesiderata terra dei primati. Nel corso della gara, poi, Charlotte è arrivata un paio di volte a -7, ma non puoi pensare di poter vincere con simili esordi e relativi atteggiamenti. Il problema principale per loro continua ad essere il tiro: sono 26’ nella classifica della percentuale di realizzazione, pur essendo 10’ in quella dei tiri tentati, segno che il motore offensivo della squadra gira ma non produce in proporzione. Cleveland si rimette al 60% di W ed è 5’ a Est, segno che se i Cavs vogliono un primo turno di Playoffs non durissimo (al momento avrebbero i Bulls) devono rimontare due posizioni (al momento troverebbero i Bucks). LBJ 27-7-13, Love 22+18, Kemba Walker 24-5-5, e proseguiamo nella piccola campagna a favore di Bismarck Biyombo dicendo che in 16 minuti ha scritto 4pti (con un tiro e due liberi), 7R e 4 stoppate.

BANKERSLIFE FIELDHOUSE, INDIANAPOLIS: LA LAKERS 91 – INDIANA PACERS 110
Dopo il sorpasso, la festa in aereo e tutto il resto, chi si aspettava una super prestazione dei Lakers avrebbe ricevuto la palma di sognatore. Magari, però, nemmeno così brutta, in particolare nella prima metà: un numero impressionante di air-ball, anche da 2 cm dal canestro, sotto il 17% al tiro nel primo quarto, 27pti nel primo tempo. Facile per Indiana interrompere la striscia perdente che era arrivata ad 8. Bryant ha tirato 8/26, si sono salvati Wes Johnson (13) e Nick Young (18), oltre ad un buon numero di rimbalzi di Booz (10), ma al di là della sconfitta il vero problema dei Lakers è la cabina di regia. Le loro tre pg hanno avuto un minutaggio complessivo di 51 minuti, con 4 assists, 2 perse, nessuna recuperata, e 3/16 al tiro (J-Lin 0/6). Va bene rifondare, va bene privilegiare contratti leggeri, ma la non riconferma di Kendall Marshall comincia a far sentire il suo ovvio e matematico contrappasso. I Pacers hanno avuto una gara facilefacile, e ancora una volta sugli scudi Rodney Stuckey, il piccoletto che gioca grosso anzi gioca solo lui, a guidare la squadra in minuti, punti, rimbalzi, assists (29-20-10-7).

WELLS FARGO ARENA, PHILADELPHIA: BOSTON CELTICS 105 – PHILADELPHIA 76ERS 87
I deficitari Celtics delle ultime uscite erano di fronte a una di quelle gare che non puoi perdere, e infatti hanno avuto un primo quarto di agghiacciante tensione, scioltasi solo nei due minuti finali, grazie al Canadese Olynyk, che sarà il migliore di serata con un career-high di 30 cui aggiunge 9 rimbalzi. Rivedibile ancora una volta l’atteggiamento di Rajon Rondo, la cui difesa, in particolare sul p’n’roll, è paragonabile a quella di un infante. Insomma nonostante un po’ di aiuto da parte di Boston (per es. degno di nota il bel 1/11 da 3 della loro sg titolare, Avery Bradley..), i Sixers proprio non riescono a trarre succo dalla titubante partenza degli avversari, e ancora una volta mettono insieme statistiche ma non una vera partita. Nei numeri, allora, troviamo quelli dignitosi di Noel: 19-8-4 con 3 recuperi e 2 stoppate.

PHILIPS ARENA, ATLANTA: CHICAGO BULLS 86 – ATLANTA HAWKS 93
Scontro al vertice della Eastern, partita di quelle importanti per dare un segno in vista di non improbabili incroci nei Playoffs. In particolare importante per Atlanta, cui in molti ancora non credono fino in fondo. La risposta degli Hawks è netta e precisa: chi dubita sbaglia, noi ci siamo. Serata di compattezza assoluta per gli uomini di coach Budenholzer, ma spicca Al Horford: oltre al suo 21-10-6, il figlio di Tito (che fu 39’ scelta nei mid 80’s e giocò con Bucks e Washington prima di una lunga parentesi europea) ha anche messo il jumper decisivo a una quarantina di secondi dal termine della gara, su assist di Kyle Korver (12pti, 4/8 da3) che ha messo in piedi una classica partita da ex. Per Chicago terrificante serata di tiro (Pau 6/15, D-Rose 6/21, Mirotic 1/7, Hinrich 0/7 per un 37% globale comprensivo di un 20% da 3), dalla quale si son salvati solo Taj Gibson (7/11, 15+17, migliore in campo dei Bulls) e Jimmy “piccolo Kawhi” Butler (8/17, 22+9). I Bulls, bene ricordarlo, erano privi di Noah e hanno visto coach Thibodeau puntare su una minirotazione ad 8 giocatori, coi soli Hinrich, Mirotic e Brooks ad uscire dal pino.

AIRCANADA CENTER, TORONTO: ORLANDO MAGIC 82 – TORONTO RAPTORS 95
Tre cose sono degne di nota in questa gara. I Magic sono stati in partita fino alla metà dell’ultimo quarto, avendo anche qualche vantaggio nel secondo e terzo periodo. La scritta accanto al nome di DeRozan nella injured list continua a recitare “out indefinitely”, ma i Raptors non mollano la testa della Eastern. Forse, dopo alcune recenti buone prove, questo match è stato il definitivo rito di passaggio del Francese Fournier: abbattuto da una al 95% involontaria gomitata in faccia da Tyler Hansbrough, ha lasciato sangue sul parquet, è stato portato negli spogliatoi intontito e dolorante, ne è riemerso con punti e medicazioni ed è tornato in campo segnando. Migliore dei Magic Tobias Harris (18-6-3), che sta vivendo la stagione della consacrazione e sta scalando posizioni nel ranking di valore dei giocatori della NBA. Migliore per Toronto Kyle Lowry (17-5-8): di certo ci sono giocatori più forti nel suo ruolo, ma ogni volta rimaniamo impressionati dalle capacità di leader di questa pg che tiene in pungo compagni, folla, arbitri, sorte (una tripla frontale molto importante imbucata di tabella non dichiarata).

TALKINGSTICK RESORT ARENA, PHOENIX: MILWAUKEE BUCKS 96 – PHOENIX SUNS 94
10:52 del terzo quarto, Bucks sotto di 9, il ginocchio di Jabari Parker si muove lateralmente in maniera del tutto innaturale, e il giocatore esce dal campo a braccia. L’entità dell’infortunio pare essere notevole, nella injured list è già apparso “out indefinitely”. 42 secondi al termine dell’incontro, il punteggio è 87-86 Bucks: in questo minimo lasso di gioco le squadre segneranno 17pti complessivi, i Suns verranno messi a +1 dal gemello Markieff a 3.5 secondi….rimessa Bucks, la palla non arriva dove deve, la riceve Middleton che spara la tripla, e la segna, di tabella. La palla scendendo dalla retina finisce in mano a PJ Tucker che si accascia al suolo come molti dei suoi compagni. Diciamo che la sorte ha ricompensato Milwaukee con questa W per la perdita di Jabari, ma i conti non credo tornino né per i Bucks né per i Suns, dopo la partita. In particolare Phoenix vede peggiorare di parecchio la sua posizione in vista dei Playoffs: sono noni, ma hanno già lo stesso numero di sconfitte (14) che hanno i Nuggets, che stanno al 12’ posto. Per i Bucks un ovvio MVP a Middleton (14-1-3) in una notte in cui nessuno ha giocato a livelli davvero eccellenti; nei Suns le 6 palle perse macchiano la partita di Markieff Morris (25-7-3).

MODA CENTER, PORTLAND: SA SPURS 95 – PORTLAND TRAILBLAZERS 108
Se seguite anche il basket italiano saprete che David Moss dell’EA7 ha una particolare predilezione nell’imbucare triple quando le scocca angolari dal lato sinistro dell’attacco. La stessa predilezione la coltiva Wes Matthews: segna così, quasi consecutive, le sue 3 (su 5) di giornata, aprendo per primo il solco per la vittoria dei Blazers sugli Spurs in versione “quelli che la NBA detesta”. Infatti Pop tiene a riposo il trio delle meraviglie, e solo per Tony Parker ci sono motivazioni (lievi) derivanti dalle condizioni fisiche. Il “resto degli Spurs” non molla nel differenziale per quarto di gioco, ma non ne vince nessuno e alla fine sono 13. Onestamente non brillante il Beli, vorremmo dire che da queste ripetute vacations concesse alle stelle della squadra la pg Joseph è forse quello che sta traendo maggior frutto: una buona notizia, considerando anche che tra circa 6 settimane è previsto il ritorno “active” di Paddy Mills, il quale però avrà bisogno di tempo per rimettersi in forma. Il solco di cui precedentemente dicevamo è stato poi difeso brillantemente da tutti i Blazers: solito LMA: 23+14, cui però la prestazione di D-Lill (23-10-6) toglie il MVP, una volta tanto.

STAPLES CENTER, LA: DETROIT PISTONS 91 – LA CLIPPERS 113
Tempo di pietre miliari per le star di LA: Blake Griffin è diventato stanotte (18-7-7), superando Danny Manning, il 5’ realizzatore di sempre della franchigia, ma è il terzo (dietro Brand e Maggette) per realizzazioni californiane, dal momento che i primi due, cioè Smith e Bob McAdoo, hanno giocato quando la squadra era a Buffalo. Bella prova per Jordan Farmar: fino allo scorso anno per far riposare CP3 i Clippers avevano in Collison un back-up che era (ed infatti è) un titolare, al contrario l’ex Efes è una vera riserva, ma non è detto che non sia meglio così per la franchigia e gli equilibri in campo; di tanto in tanto poi lascia a libro prestazioni come quella di stanotte (23 minuti, 15+5 assists, 50% al tiro). Nulla di buono dai Pistons: Monroe e Drummond continuano a fare il loro dovere (33pti e 21R combinati), ma sono prestazioni che avrebbero comunque e ovunque, e non derivano da una qualsivoglia idea di gioco. Piccola isolata fiammata di Jodie Meeks (20pti con 10 tiri).