5 gare nella notte NBA. Finisce la serie di vittorie di Utah e, complice il finale di stagione che consente esperimenti, appaiono parecchi nomi nuovi e interessanti.

BANKERS LIFE FIELDHOUSE, INDIANAPOLIS: BROOKLYN NETS 123 – INDIANA PACERS 111
10 uomini sulle tavole per i Nets, 7 in doppia cifra, 4 di loro dalla panchina tra cui Bogdanovic (21+5). Indiana ha risposto con 6, ma quando i Pacers subiscono 123 punti, difficilmente vedrete apparire la doppiavù accanto al loro nome. Migliore in campo il gemello Brooke (26+4 con 4 stoppate), migliore dei Pacers George Hill (18-4-9). Rodney Stuckey non doveva giocare per un risentimento al polpaccio sinistro: ha provato lo stesso, ma era evidentemente menomato. Con questo risultato la lotta per il posto numero 8 (diamo per sicura Miami al 7) ad Est si compatta e annovera: Celtics-Pacers-Hornets-Nets, racchiuse nello spazio di una partita.

THE PALACE, AUBURN HILLS: CHICAGO BULLS 91 – DETROIT PISTONS 107
Detroit in casa rimonta 19 punti ai Bulls e vince una partita che serviva solo a Chicago. Durante lo slump che li ha portati a perdere, la difesa dei ragazzi di Thibodeau è stata imbarazzante: uomini vaganti in cerca di un compagno di ballo che non veniva mai individuato. Reggie Jackson continua a dire con belle prestazioni (22-3-11) che il prossimo anno vuole essere lui il leader dei Pistons. Come spesso gli è capitato in carriera, Aaron Brooks difficilmente vince quando è il migliore dei suoi (19-3-5, 3/5 da 3), e questo vale ancora di più nel sistema di coach Thibo, nel quale, senza l’ennesimo stop a D-Rose, Brooks doveva dare solo un po’ di gas in attacco nei momenti di riposo di Rose e Hinrich. Ennesima doppia-doppia (26+10) di Gasol. Oltre a Jackson, palcoscenico Pistons anche per l’uomo che incarna i più recenti trionfi della franchigia, il veterano e figliol prodigo Prince (4-10-2, con 2 recuperi, 1 stoppata e nessuna persa). Il livello dei giocatori NBA è altissimo, anche quelli che sembrano orrendi e/o vedono poco il campo portano in sé una dote di talento quasi innaturale: per questo motivo quando vengono messi in campo con abbastanza minuti a disposizione sfornano prestazioni che è ingeneroso definire sorprendenti; questa notte è stato il caso di Spencer Dinwiddie. Il nostro eroe era una star a Colorado U., prima di sfasciarsi un ginocchio. Scelto ugualmente dai Pistons al numero 38 dello scorso Draft, il ragazzo, che ha il cognome di una contea della Virginia ma è nato nella San Fernando Valley, tra Encino e Mulholland Drive, ha speso molto tempo in D-League, per poi trovare spazio in questo finale di stagione e sta davvero dimostrando qualcosa.

TOYOTA CENTER, HOUSTON: PHOENIX SUNS 117 – HOUSTON ROCKETS 102
34 numero fortunato dei Suns stanotte. 34 i punti di Bledsoe e quelli (17+17) dei gemelli. Aggiungete la prestazione di PJ Tucker (19-4-3 e una grande difesa su Harden), riportato tardivamente in quintetto da Hornacek da 4 o 5 partite a questa parte, quando ormai i buoi son quasi tutti fuori dalla stalla. Phoenix ha ancora chances di approdare alla post-season, ma son davvero poche. Dopo il 50 di due notti addietro, La Barba ha sparato a salve, e non son bastate le belle prove di Motieiunas (18-3-6) ed Ariza (15-12-5) a compensare. Non dimentichiamo, mai, che Houston sta giocando quasi tutta la stagione senza Dwight Howard, uno che sempre gioca meno big di quel che potrebbe, ma meglio di Joey Dorsey (la sua controfigura in scala 1:2, ex Olympiakos) è.

FEDEX FORUM, MEMPHIS: PORTLAND TRAILBLAZERS 86 – MEMEPHIS GRIZZLIES 97
Clima da Playoff per questa gara, anche se l’inizio è alleggerito dalla ormai canonica scena buffa che ogni mascotte si concede insieme a Robin Lopez (8+7 e bella difesa su Gasol tenuto a 4/15 dal campo): stavolta il Grizzly lo abbraccia fraterno solo per attaccargli sulla schiena un biglietto KICK ME. Portland in realtà non ha mai visto altro che la schiena di Memphis. I Grizzlies hanno eseguito con perfezione certosina, solo 10 perse del tutto compensate dai 10 recuperi, mentre i Blazers in quel campo hanno un differenziale negativo di 11. L’altro dato che ha scavato il fossato tra le contendenti è stata la percentuale da 3: Portland è stata sconfitta sul proprio terreno preferito, tirando il 27% contro il 61 dei Grizzlies. Grande Jeff Green (23+9, con 5/7 da 3) e doppia-doppia (10+11) insolita per Tony Allen. Mike Conley (21-3-9) vince la sfida con D.Lill (27-3-7), mentre è quasi certo che Arron Afflalo, pur un buon giocatore, non può rimpiazzare, purtroppo per coach Stotts, l’infortunato per la stagione Wes Matthews.

ORACLE ARENA, OAKLAND: UTAH JAZZ 91 – GS WARRIORS 106
La serie positiva dei Jazz si interrompe alla Oracle Arena, dove i polpastrelli di Steph Curry (24-3-3) hanno sfoderato quello che sicuramente sarebbe, per quella parte del corpo umano, il trailer che Dio sceglierebbe per la Creazione. Guardate su ESPN il video degli highlights di questa partita. Detto di Steph e dell’assenza di Thompson, a Golden State si è messo in luce Leandrinho Barbosa, 19 pti con 8/10 al tiro. Per Utah giornataccia di Hayward e Gobert, si sono fatti valere Favors (21+11) e Rodney Hood, 19 pti con 9/14 per il rookie da Duke (e prima da Mississipi State) che sta mettendosi in mostra, coerentemente con l’aumento dei minuti giocati, in questo finale di stagione per coach Snyder. Ultimamente hanno firmato decadali per i Jazz due giocatori che si erano messi in luce alla Summer League di Las Vegas in estate, ma poi non avevano trovato posto nela NBA: la pg Bryce Cotton (apparizioni con gli Spurs) e la pf Jack Cooley (SL coi Cavs), concittadino (Evanston) di coach Dan Peterson.