Tanti giocatori africani o di origine africana hanno illuminato la notte NBA. Buona Domenica, leggetene tutti.

SMOOTHIE KING CENTER, NEW ORLEANS. CHARLOTTE HORNETS 116 – NO PELICANS 121 (OT)
La grande notte inutile di Marco Belinelli (22-10-5, con 7/9 da 3). Il Beli disputa tre quarti di gara immaginifici, andando in doppia-doppia e trascinando gli Hornets ad un +14 che pareva definitivo, ma non lo era. Perché al terzo quarto degli Hornets (tra le altre cose: 7/10 da 3) si contrapponeva il quarto periodo dei Pelicans (8/9 da 3), trascinati, nonostante le cifre, più da JRue Holiday (22-2-9) che dal Monociglio (38+16 con 3 stoppate). A circa 5’ left, Hornets ancora avanti per confortevoli 9: coach Clifford sceglie la difesa e inserisce MKG per il Beli. Gli andrà male, perché Nola continua a far piovere triple e il Pellicano Dante Cunningham si traveste da difensore del secolo e tocca, sfiora, contiene ogni pallone e ogni uomo di Charlotte. Gli va male anche perché per due volte, una proprio Kidd-Gilchrist e una Gregarione Marvin (Williams) faranno falli sui triplisti di Nola. Contando quelle conversioni di 6 liberi, è come se i Pelicans nel quarto periodo avessero tirato 10/11 da 3. Charlotte tuttavia ha l’ultimo tiro dei tempi regolamentari, ma Kemba (25-7-5, un po’ incerto nella gestione dei possessi decisivi) non converte. Il supplementare vede i Pelicans sempre avanti, e solo un fallo su tripla di Batum con i 3 liberi convertiti dal Francese fa rabbrividire l’arena che porta il nome del Re dei frappè alternativi e senza latte. Ma non accade nulla, e con la terza W dal ritorno di Holiday, possiamo dire che i Pelicans iniziano ora la stagione, e che finalmente il grande Anthony Davis ha un contorno degno insieme a cui giocare.

TOYOTA CENTER, HOUSTON. UTAH JAZZ 102 – HOUSTON ROCKETS 111
Grandissimo Harden, ok. Ma vorremmo vedere dove potrebbero arrivare I Jazz se mai riuscissero a giocare al complete. Ora sono privi, oltre che del lungodegente Burks, anche di Hill e Favors, due quinti dello starting5, e di Boris Diaw. Nonostante tutto resistono fieramente ai Rockets, che fanno giocare due posizioni e lasciano le altre 3 a guardare. Brillano infatti Harden (31-3-10) e il suo cambio Gordon (20-7-6 con 2 rec), e i due centri Capela (20-8-5) e Nenè (16+6 in 17’). Il gioco spinto di Mike D’Antoni lascia l’altro coach, Snyder (scuola Spoelstra/Eurolega), a chiedersi come abbia potuto perdere nonostante il 51% (vs il 44) al tiro e la vittoria a rimbalzo (43 a 39). Semplice, i Jazz hanno tirato 76 volte, i Rockets quasi 20 di più: è tutta una questione di ritmo, ragazzo.

THE PALACE, AUBURN HILLS. BOSTON CENTICS 94 – DETROIT PISTONS 92
W in acciaieria per i Celtics, che nel nuovo regno di Marchionne colgono un successo esterno preziosissimo. Figlio di una gara da Eastern Conference vecchia maniera, brutta, sporca, tirata, dalle % orribili. Di nuovo, senza raggiungere alcuni abissi di recente toccati, la ripartenza poteva essere fatale a Boston, che si è regalata un terzo quarto da 32% al tiro, e a quel punto nemmeno i Pistons potevano esimersi dal sorpassare e dall’iniziare il quarto periodo in vantaggio. In una serata brutta di Smart, soltanto media per IT4 (24 e 8 ass) e AB, e pur festeggiando il ritorno di Crowder e Horford (18+11), stanotte (molto al di là delle esigue stats: 5+5) l’ha vinta il quarto nella gerarchia delle speciali guardie dei Celtics (su cui a breve un’analisi accurata): Terry Rozier. Suo il J del sorpasso 80-79, dopo il quale i biancoverdi, pur dovendo sempre guardarsi le spalle, non verranno più ri-superati. E’ stato proprio nel back-court che i Celtics hanno travolto i Pistons (ancora privi di Reggie Jackson): Smith+KCP+Udrih 24 con 9/22; IT4+AB+Rozier 42 con 14/42. Praticamente doppiati, e ricordate che le % non devono ingannare: i Pistons hanno tirato 86 volte, solo 20 da 3 con 7 bersagli, e ormai sapete tutti, voi che ci seguite, che chi tira da 3 per meno di un quinto dei possessi totali difficilmente vince nel basket moderno. Grande prova di Bimbone Drummond a 17+20 e, in clima di versioni cinematografiche di Pastorale Americana, bella prova per lo Svedese: Jerebko 9+6 con 3/3 oltre l’arco. Ultima nota: 94-92 è un punteggio basso, ma pensate che in casa i Pistons subiscono mediamente 89 pti e che questo è stato il primo ko interno per loro.

WELLS FARGO CENTER, PHILADELPHIA. PHOENIX SUNS 105 – PHILADELPHIA 76ERS 120.
Ne abbiamo diffusamente scritto nello speciale dedicato a lui e a coach Brett Brown, ma ripetiamolo: a Star’s born. La Stella è Joel Embiid, ovviamente. Dentro al campo, intorno e fuori: sono tutti preda sua. Se non avessimo già dato a Kyle Lowry il nome di Subcomandante per come sa guidare e farsi adorare, daremmo al centro camerunense quel nickname. Un Campione, e anche adorabile cialtrone, uno show nello show, come quando dice “calmacalmacalma ragioniamo” e un secondo dopo ruba la palla alla propria pg per sparare da nove metri. A proposito di sparare: è vero che i Suns non sono proprio una squadra cui chiedere difesa, ma stanotte anche fortini ben più solidi avrebbero faticato contro i Sixers, che hanno tirato col 52% totale e il 48 da 3. E se volete la cartina di tornasole definitiva, quella che avrebbe spezzato le voglie difensive anche di Kawhi Leonard, eccola: Nik Stauskas, il tiratore che mai nessuno vide imbucare un pallone, ha detto 21 con 5/6 da 3. Dai, volevi un segno del destino più evidente di questo? Aggiungi i 26-7-2 con 2 stoppate e 3/5 da 3 (in 20’ di campo, 17pti nel primo quarto) per Embiid e il partitone del Chacho Rodriguez che ai suoi amici rimasti a Madrid urla 8-8-11. Nessuna chance per i Suns, sotto anche di 27, prima che la gioia deconcentrasse i Sixers. Philly ora è a 3 W, e ancora non è finito Novembre: negli ultimi 3 anni la cosa non si era verificata con simile rapidità, ma davvero è tutto cambiato con l’arrivo, dopo il calvario quasi triennale per i problemi al piede, di Joel Embiid. Il nostro recente mirtillo dal sottobosco NBA, Alan Williams 12+11 con 2 rec e 4 stoppate..e non dite che non abbiamo pupille fini.

VERIZON CENTER, WASHINGTON. MIAMI HEAT 114 – WASHINGTON WIZARDS 111
Partita tra formazioni in crisi, ma profondamente diverse tra loro. Gli Heat hanno un progetto di gioco ed un’anima, gli Wizards no. Non siamo mai stati fans di coach Scott Brooks, e vediamo confermate le nostre istanze. Capitol City è una squadra che, per come è costruita, dovrebbe avere un’organizzazione di gioco suprema, invece si affida sempre al talento di una Stella e di una Stellina ogni giorno più disperate e demotivate. Wall (34-3-8) e Beal (34-5-4) si battono ma èm evidente che nemmeno loro riescono a crederci davvero. Così a Miami basta fare un solo vero sforzo, per vincere: diventare una squadra da oltre 100 punti. Ci riesce, e incassa la W. Monumetale Whiteside a 18+18, grandioso JJ dal pino (17 con 7/8) e anche Waiters non rovina le vigne, segnando 16 punti, sfiorando il 50%, mollando 8 assists e perdendo solo 2 palloni. Per gli Heat, tutto questo: in assenza di Justise Winslow.

AMWAY CENTER, ORLANDO. DALLAS MAVS 87 – ORLANDO MAGIC 95
Dikembe Mutombo, la leggenda zairese Re delle Stoppate e titolare del brevetto del Ditone che fa NO, ha lasciato licenza di libero uso della sua proprietà intellettuale ad un solo giocatore: Bismack Biyombo (13+10 stanotte). E l’inizio di gara è stato in effetti un festival della stoppata, protagonisti sia lo Zairese puro che il suo conterraneo e compagno spagnolizzato, Ibaka (15+9): alla fine saranno 3 ciascuno. Gara a punteggio basso, e non può essere altrimenti quando nella locandina della partita una metà è appaltata ai Mavs attuali. Il migliore tra loro è stato un rookie di 29 anni, alla sua seconda gara NBA, protagonista di un salto di dimensioni da fare invidia alla Enterprise: Jonathan Gibson, ex Brindisi e un sacco di altri posti, ha messo a referto 26-6-3, e chissà che, quando tutti gli infortunati torneranno, non riesca a rimanere a Dallas. Nel non eccelso basket messo in opera stanotte in Florida, hanno prevalso i più completi Magic, ai quali la carica finale è stata offerta da DJ Augustin (18-2-6).

FEDEX FORUM, MEMPHIS. MINNESOTA T’WOLVES 71 – MEMPHIS GRIZZLIES 93
Proprio inconcepibile come una squadra dal talent di Minnesota non riesca ad estrarre più di 71 punti, e non sappia approfittare di una note orribile, da 2/12 di Marc Gasol. Consegnando non poche responsabilità a coach Thibodeau, segnaliamo che i Lupacchiotti hanno lasciato per strada ben 16 palloni e condotto a canestro solo 64 possessi. Memphis doveva solo aspettare e metterne dentro 4 ogni 10 per agguantare la W. Partitaccia.

BRADLEY CENTER, MILWAUKEE. GS WARRIORS 124 – MILWAUKEE BUCKS 121
I Cerbiatti son partiti forte e hanno ingolosito i propri fans, ma certe volte ti scontri con muri che non sono superabili. Nel progetto alchemico difficilissimo che coach Steve Kerr sta tentando a Golden State, questa gara potrebbe diventare importante, perché i suoi ragazzi sono stati sfidati in maniera seria ed impegnativa, perché erano in regime di back-to-back game dopo la facile W di Boston, perché proprio a Milwaukee si interruppe (sempre dopo una gara vs i Celtics) la striscia vincente iniziale dello scorso anno con Luke Walton in panchina ad interim, e perché il risultato dell’alchimia è stato davvero esemplare. KD 33 con 17 tiri, Steph 20 con 21 tiri (steccando alla grande le triple: 1/11, ma ai fini alchemici è una buona notizia), Klay 29 con 17 tiri. L’equilibrio regna e potrebbe trovare la sua stabilità, anche se, in ogni caso, saranno sempre necessari 95 tiri come stanotte, o quasi. Tanta difesa, tanti rimbalzi e tanto ritmo offensivo, dunque: non semplice, ma…wow……se riesce….Per i Bucks il solito Grande Grosso Pterodattilo Greco a 30-4-6, in 41’ di campo che gli danno patente di insostituibile. Sempre più necessario anche Jabari: per Parker 28-5-5 con 18 tiri. Ormai quasi definitivamente epurato Greg Monroe: i piedi di Nijinsky di cui è dotato li usa solo in attacco, e solo quando pianeti sconosciuti si allineano.

STAPLES CENTER, LOS ANGELES. CHICAGO BULLS 97 – LA CLIPPERS 102.
Tanto importante questa W per Clippertown. I ragazzi di Doc, infatti, erano partiti male, ma si sono dati una raddrizzata e hanno portato a casa la W con una certa sicurezza. W in back-to-back: ieri hanno vinto dilapidando un vantaggio, stanotte hanno vinto recuperando uno svantaggio. Non sono successi di dominante scioltezza, ma proprio per questo sono mattoni importanti nel team-building di quest’anno. Chicago ha avuto 4 in doppia cifra e RR a 9-10-8, però dietro loro quasi nessuno: particolarmente rumoroso il flop di Mirotic, 2pti con 07% da 3. Mancava Dougie McDermott e si è sentito (capocciata, cioè protocollo per commozione cerebrale, dubbi sul fatto che ci sia per la prossima, Martedì). Dire che Blake 23+13 o Paul 19-4-8 non fa impressione…un po’ di più ne fa l’ennesimo capolavoro egoista dalla panchina per Mo Speights, il Re degli Ignoranti (16 in 19’ con 3/4 da 3): in ogni caso non è il quanto-cosa-chi, quest’anno per Clippertown, è il come ad essere diverso. Speriamo non si rompa tutto.