Alcune gare molto importanti, stanotte, soprattutto per la Western Conference.

Cominciamo con i primi della classe, gli Houston Rockets. A meno di 5 mins dalla fine erano a +15/+17 sui Portland TrailBlazers. I commentatori texani, tra cui Matt Bullard e Clyde The Glyde, stavano amabilmente sbracando parlando di golf e NFL, e di quanto fosse forte il duo Harden-Paul. Portland aveva in campo tutti i rincalzissimi: Baldwin-Connaughton-Swanigan-Layman-Papagiannis, Houston un mix di second unit più Harden ed Ariza; 92-75 il punteggio quando Capela (11+10) tirava un libero corto di 30 cm dal ferro. E’ vero che il Grassopher Svizzero aveva iniziato la carriera NBA dalla linea con 0/13, infilando il primo libero a Febbraio 2015 inoltrato e chiudendo il primo anno 4/23 (17%), però il segnale era che non solo i commentatori avevano mollato gli ormeggi, ma anche la squadra e il coach. La sporca cinquina di Portland, animata da Baldwin in particolare (per l’ex-Celtic 14 con 2/3 da 3), rubava 3 palloni a Harden (27-8-5 e 8 perse alla Westbrook), e in breve tempo si portava prima a -4, poi -2 e dopo uno 0/2 dalla linea della Barba, sul 94 pari. Ci avrebbe pensato un mezzo carpiato di CP3 (27-4-5) a sigillare una W che pareva tranquilla e si è trasformata in un campanello allarmante. Contro giocatori duri e senza nulla da perdere HOU ha subìto pesante, anche quando D’Antoni ha rimesso tutto il quintetto in campo: conferma che molto dei successi dei Rockets dipende dalla enorme gentilezza con cui sono arbitrati, e conferma che Houston è squadra di poco temperamento e poca durezza. I Blazers al contrario potrebbero aver ricevuto da questa sconfitta una bella spinta psicologica, anche perché la L è arrivata in assenza di Lillard (caviglia, torna a fine settimana), Ed Davis (idem) e Harkless (artroscopia al ginocchio, torna per il secondo turno dei PO, se ci sarà).

La gara più intensa e bella è stata quella giocata a Denver tra Nuggets e T’Wolves. Una sorta di spareggio per i PO, come saranno tante delle prossime partite di Western Conference. Hanno vinto i Nuggets, ma se fossi un tifoso di Minnie non sarei contento dell’arbitraggio. La vera svolta della gara è stata l’uscita per falli di Towns (26-13-4), che ha privato Minnesota del miglior giocatore, e consentito a Denver di pasteggiare a rimbalzo nel pitturato avversario. Oltre ad alcune decisioni arbitrali, i T’Wolves han pagato tre sciocche perse nei 5 mins finali, e la marea di reboff concessi a Denver, senza contare il fatto che, ancora una volta, Wiggins (4/12 al tiro) nei momenti caldi è sparito: una tendenza non positiva, di cui è conscio anche coach Thibodeau, che ha cercato di usare meno possibile nel finale il rampollo di Kansas U., finendo per chiedere troppo a Crawford (4/9). Non ha fallito l’esame Nikola Jokic, che manda il suo messaggio a Stefano Michelini (chi è che non può giocare a basket????), e chiude con un po’ di fatica al tiro (6/20), ma 9 assists e 14 rebs, tra cui il tap-in della sicurezza; provvidenziale per DEN anche l’esperienza di uno dei più recenti arrivi: Devin Harris ha un po’ rovinato nel finale delle % magnifiche, che fino all’inizio del quarto periodo dicevano 5/6 da 3 (sarà 5/9 alla fine, per 20 dal pino). Ora Minnie è ottava, Denver nona per effetto dei conteggi relativi agli scontri diretti ma il record è identico: 44-35. Poco sopra ci sono Nola (44-34) e OKC+Spurs (45-34). Settimana di fuoco in arrivo.

Coinvolti nella settimana di fuoco anche i Clippers, ma con molte meno speranze degli altri: stanotte hanno perso vs Utah (117-95; Gobert 15+10, Harrell 17-3-2), e sono finiti a 2 gare piene di distanza dalla post-season quando al termine della regular season ne mancano 3. Trivia: chi pone la seguente domanda, e a chi? “Scusa, sei tu quel giocatore che noi stiamo pagando e che va in giro a fare il bullo con il più brocco dei brocchi olandesi, si rompe una mano facendo il grosso e alla fine salta 61 partite?”. Doc Rivers ha fatto un mezzo miracolo con il talento a sua disposizione e tutti gli infortuni patìti, ma non sarà sufficiente. Chi si inizia a muovere sono i Cavs. Continuano a difendere in maniera agghiacciante, ma ora hanno una parvenza di chimica e un gioco quasi fluido in attacco. Il ritorno di Love, e il quintetto tolto a JR Smith sono mosse positive, dando per scontato l’apporto fondamentale di James. Stanotte 33-9-14 per il Prescelto, e anche 6 perse, tutte quando, come è impossibile impedirgli di fare, pensa di essere una pg. WAS era andata a +17 nella seconda metà del terzo quarto, poi nel periodo finale ha attraversato 4 mins di demenza totale, in coincidenza dei quali hanno subìto punti dai Cavs per 8 possessi in fila, riuscendo a controbattere solo due volte, e ritrovandosi agganciati a 110 da due liberi di Hood con 100 secs da giocare. Wall, appena tornato, non può fare tutto per gli Wizards, e purtroppo per loro Bradley Beal nei 5 mins finali delle gare è uno dei peggiori tra i grandi giocatori NBA (stanotte un passi da minibasket e poi sparito). Significativo il punteggio finale: 119-115 significa che WAS ha beccato altri 9 pti in meno di 90 secs, e che i Cavs hanno vinto prendendo 115 da una squadra che non arriva a 107 di media. I Cavs sono 10-1 nelle ultime 11 gare: nelle W hanno realizzato 116.5 e incassato 108, per i PO bisognerà far meglio, probabilmente.

Finiamo rapidamente con l’ennesimo KO primaverile di GS: 106-126 ad Indianapolis con Bogdanovic il Croato a 28 con 6/7 da 3, e con il KO inopinato dei Bucks, capaci di perdere in casa dai Nets (Crabbe 25+7 con 5/10 da 3).