Nove gare nella notte NBA, tra cui la classicissima Celtics-Lakers sul parquet incrociato.

TD GARDEN, BOSTON. LA LAKERS 107 – BOSTON CELTICS 113
La differenza di classifica e di momento delle franchigie non conta quando si affrontano Lakers e Celtics. E’ la gara che porta con sé il maggior numero di Titoli e vittorie. 2353 Boston e 2352 Lakers, dopo stanotte, sono le partite vinte nella NBA dalle due squadrette. E’ stata una esibizione divertente ma con passaggi di basket davvero orribile. Briglie sciolte e, di conseguenza, concentrazione non sempre al massimo. Molti records erano in ballo, alcuni sono stati battuti. Per esempio, con quella di stanotte, i Celtics 2016-17 hanno superato quelli 1985-86 per maggior numero di partite consecutive con 100+. I Lakers per la 18’ volta in stagione hanno avuto il miglior realizzatore in un giocatore uscito dal pino, (guarda caso è Sweet Lou Williams: in 23’, 21-4-4) in onore al minutaggio marxista di coach Walton. Isaiah Thomas (38-2-4, e 6 perse, ma 5 nel primo, segno di redenzione precoce ed efficace) ha infilato l’ennesimo quarto periodo immaginifico, ma ha mancato per due soli pti di diventare l’unico nella prolifica storia dei Boston Celtics a dar vita a tre consecutive gare da 40+ (in ogni caso, con 17 in the fourth). E’ stata la tredicesima gara in cui Boston ha dovuto fare a meno di Bradley (uomo da 18-7-2 in stagione e miglior difensore perimetrale della squadra), e tale assenza comincia a diventare preoccupante per le condizioni del tendine achilleo del giocatore, ma anche del tutto metabolizzata dalla squadra: ne sta traendo vantaggio il rookie Jaylen Brown (12-7-1), che ha vinto la sfida vs Brandon Ingram (14-6-1) tra terza e seconda scelta assoluta dello scorso Draft. La cosa che più salta agli occhi riguardo ai Lakers è l’assoluta mancanza di consistenza difensiva e fisica in genere dei loro giocatori perimetrali, sia giovani che veterani. Non si tratta solo di quanto fisico si possiede o di quanto si piegano le ginocchia, ma anche della cattiveria, determinazione, concentrazione che vi si mettono. In questo senso, solo qualcuno dei giocatori interni ne ha a sufficienza. Parliamo soprattutto di Larry Nance jr (18-11-4 con 3 rec), che sta a LA più o meno come Marcus Smart (9-3-7 con 5 rec) sta a Boston: eleva il tono della competizione e cerca di trascinare i compagni; inutile dire che il compito di Smart è meglio svolto ma anche meno ingrato di quello di Nance.

TOYOTA CENTER, HOUSTON. CHICAGO BULLS 117 – HOUSTON ROCKETS 121 (OT)
E’ stata la notte in cui i Rockets, che han giocato nella loro celebre divisa con scritte cinesi, hanno ritirato la maglia di Yao Ming: la cerimonia ha attirato TV da tutta l’Asia, facendo sì che il momento del ritiro sia stato visto da parecchi milioni di persone più del SuperBowl. Per la seconda volta in una decina di giorni James Harden (42-12-9) ha tirato una gomitata in faccia a un avversario senza venirne espulso. Sempre Europei del Nord le vittime: Jerebko giorni fa a Boston, Zipser (11-3-1, dicreta gara ma tanti errori tipici del rookie) stanotte a Houston. Il beneficio del dubbio (gesto accidentale, involontario, ecc) comincia ad essere davvero un lusso immeritato: Harden muove quei gomiti con troppa, ripeto: TROPPA, disinvoltura, e non viene mai, ripeto: MAI, punito. Detto questo: a 150 secs dalla fine i Bulls erano sopra di 8. Vero che i Bulls hanno giocato senza Jimmy Butler, ma nel finale era abbastanza strano il loro quintetto: MCW-Wade-Zipser-Gibson-Lopez. In 104 secs fallivano 4 possessi offensivi: persa di Wade, errori al tiro di Wade (19-9-6) e Gemello Robin, persa che figura sul conto di Zipser ma è figlia del sapone nelle mani di Gibson. Tutto ciò dava la palla in mano ai Rockets per il pareggio a 108: realizzato da Harden ma con fallo offensivo non rilevato, poiché usava il gomito, oltre allo step-back, per crearsi lo spazio vitale. Ultima azione caos puro per i Bulls, Harden falliva il tiro al buzzer: overtime. Negli inguardabili ultimi minuti dell’attacco dei Bulls c’è tantissimo del marine Trevor Ariza (10-6-1 con 3 rec, compresa la rubata decisiva a Wade di cui sopra), sommo equilibratore dello spregiudicato stile di gioco di Mike D’Antoni. Inoltre, nulla da stupirsi di tanti errori e lungaggini arbitrali: in questi casi troverete sempre lo zampino del Cerebuch (o del Taurino, o Lamonica, o fate voi: la scelta è infinita) d’oltroceano, l’ineffabile Tony Brothers. L’intervallo prima dell’inizio del supplementare non cambiava l’inerzia della gara: attacco bloccato per Chicago. Tra fine regolamentari e inizio supplementare i Bulls restavano senza segnare per minuti 4:10, e 9 possessi. Il silenzio era rotto da una tripla di Wade, ma la vera speranza era data da MCW (23-9-6), autore di un’azione da 4 pti: sbagliava l’and1 ma prendeva e convertiva il rimbalzo sul proprio libero mancato. Immediatamente dopo arrivava la chiamata stile “bacio della morte” dell’Ineffabile: Harden saliva in groppa a MCW, che era in difesa, e Brothers sanciva fallo al giocatore dei Bulls, il fallo numero 6. Da quel momento, 7-1 Houston e buonanotte a tutti, senza dimenticarsi un ultimo sguardo alla figura gigantesca di Yao a bordocampo.

PEPSI ARENA, DENVER. MILWAUKEE BUKCS 117 – DENVER NUGGETS 121
Una lunga trasferta ad Ovest non è certo l’habitat più agevole per interrompere una serie negativa, ma quella dei Bucks assume proporzioni davvero preoccupanti: 10 ko nelle ultime 11 gare, 5 consecutivi. Milwaukee, che ad inizio Gennaio era salda al settimo posto della Eastern, con prospettive di sesto e anche quinto, ora è fuori dalla PO picture: la distanza non è drammatica (una gara e mezzo), ma il problema è che, Nets a parte, sono al momento la peggior squadra ad Est. Solo 3 in doppia cifra (Parker 27+11, Pterodattilo 23-8-5, Henson 16+5, il resto è da vietare ai minori, fatti salvi i 12 assists di Dellavedova). La sola buona notizia è che Kris Middleton (infortunatosi in preseason) pare molto avanti rispetto alla tempistica che pronosticava il suo rientro ai primi di Marzo: era in panchina stanotte, anche se Kidd non lo ha utilizzato. Dentro la zona PO della Western Conference, con la W di stanotte ma anche grazie ai Mavs che hanno battuto i Blazers, sono invece tornati i Nuggets. Coach Malone ha colmato l’assenza di Gallinari spostando Chandler (23-8-3 con 2 rec e 4 stoppate) in quintetto. Stanotte la conferma che non si può giudicare la NBA, e i suoi giocatori, con la sufficienza di chi pensa che la competizione e lo sforzo e il fascino stiano solo in Europa. I miglioramenti di Nikola Jokic (20-13-11 per il pivot serbo) sono l’ennesimo segno di quanto nella NBA il livello di professionalità sia assoluto, da parte di tutti. Non solo il miglior basket, ma anche i migliori sviluppatori di giocatori. Oltre a Jokic da segnalare la difficoltà con cui Chandler è stato controllato dai difensori dei Bucks, che lo han mandato 17 volte in lunetta: lui ne ha approfittato imbucandone 13. Grande partita anche per Murray (18 con 9 tiri per il rookie) e Gary Harris (14-2-2 con 2 rec), da circa un mese tornato dopo un serio infortunio. Denver lotta, e speriamo riesca davvero a fare i PO, per poter guardare anche in post-season il Gallo: “short resting” è la buona notizia che compare sulla Injured List dei Nuggets.

Il Rapid-Fire sulle altre gare della notte inzia incorniciando due personaggi. Russell Westbrook (OKC batte Memphis 114-102) ha segnato tutti gli ultimi 12 pti dei Thunder: l’ultima volta che qualcuno aveva segnato 12+ ed erano tutti i pti finali dei suoi era il 1997, rispondeva se lo chiamavi Michael e furono 13 tra fine regolamentari e OT contro (c’erano dubbi?) ClipperTown; secondo personaggio: Yogi Ferrell, che, ammantando di prestigio e qualità di veggenza il nostro Mock 2016 (andate a vedere quello di quest’anno), appena avuta occasione sta mostrando quanto succo abbia nelle vene: i Mavs battono i Blazers e lui ci mette 9 triple su 11, giungendo ad un finale 32-2-5 che dice che non solo Stefano Michelini ha problemi nel vedere chi ha talento e chi no (Tessitori: …chi?), ma a volte anche gli scouts NBA. Continuando: ancora assente DeRozan ma rottura prolungata per Toronto, che perde coi Magic (Ibaka 20+12: da quando in Florida han detto di volerlo mandar via, lui dalla gioia si è messo a giocare da Dio) registra il ko 8 negli ultimi 10 incontri e scivola al quarto posto della Eastern; con PG13 a 24+11, è stata tranquilla la W di Indiana vs BKN; Detroit scalza gli Hornets dalla PO Picture dell’Est battendo Minnie con 36 di Gemello Marcus e 24 del nostro mirtillo Jon Leuer; infine un game winner all’ultimo secondo di Devin Booker (33-2-2) condanna i Kings alla sconfitta vs i Suns, nonostante la sontuosa, principesca, commovente, iperbolica gara di Cousins: 22-12-12. Iniziamo: #freeDMC!!!!