C’è una sorta di magia che invade un palazzo dello sport quando dopo tanti anni rivedi sul parquet un uomo che da essere leggenda sta per diventare immortale. È quello che è successo all’Unipol Arena quando all’uscita del tunnel degli spogliatoi è apparso un uomo con il grigio predominante tra i capelli che ha fatto alzare in piedi settemila persone unite in un applauso che sembrava non dovesse mai finire. È l’intervallo della partita di campionato tra la Virtus Bologna e la Virtus Roma, i bianconeri stanno soffrendo, ma tutto passa in secondo piano perché in mezzo al campo c’è Pedrag “Sasha” Danilovic, gli occhi degli spettatori si inumidiscono, i flash dei fotografi si susseguono senza sosta e mai come ora sembra che il tempo non sia passato. L’emozione di tutti raggiunge il culmine quando dal soffitto del palazzo scende la sua maglia numero 5, ritirata per sempre accanto a quella del capitano Brunamonti e del presidente di oggi Villalta. Gli passano il microfono, emozionato, commosso, riesce a far uscire qualche parola, ringrazia tutti, la Virtus e il suo pubblico rimarranno sempre parte di lui. Comincia il secondo tempo della partita con evidente ritardo, il pubblico torna ad essere partecipe, ma in quell’angolo, li dove siede lui, l’uomo del tiro da quattro, c’è sempre un folto nugolo di persone, chi gli ruba uno sguardo, chi vuole salutarlo, chi rimane lì solo per vedere ancora una volta un fenomeno, si perché Sasha Danilovic non è mai stato un giocatore qualunque.